ELIA BIAVARDI
Economia

Parmigiano Reggiano record, affari d’oro da 3,2 miliardi. “È il nostro massimo storico”

E le vendite salgono del 9,2%. Un 2024 con i fiocchi, chiuso in crescita del 4,9% rispetto all’anno prima. In Italia traina la Gdo. Una forma su due valica i confini nazionali: Stati Uniti, Francia e Germania i principali mercati

La conferenza a Palazzo Giureconsulti (Milano). Da sinistra: Riccardo Deserti, Luigi Chiarello, Nicola Bertinelli e Carmine Forbuso. A sinistra forme di Parmigiano Reggiano

La conferenza a Palazzo Giureconsulti (Milano). Da sinistra: Riccardo Deserti, Luigi Chiarello, Nicola Bertinelli e Carmine Forbuso. A sinistra forme di Parmigiano Reggiano

Reggio Emilia, 18 aprile 2025 – Un 2024 da incorniciare per il Parmigiano Reggiano, che si conferma non solo simbolo della tradizione casearia italiana, ma anche una delle eccellenze più dinamiche del made inItaly nel mondo. A raccontarlo sono i dati economici presentati dal Consorzio nella tradizionale conferenza stampa a Palazzo Giureconsulti, nel cuore di Milano, dove ogni anno si tirano le somme sull’andamento economico del Re dei formaggi.

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Nonostante un contesto internazionale segnato da instabilità geopolitica, tensioni sui mercati e timori legati a possibili restrizioni al libero commercio, il Consorzio può sorridere: come raccontato dal direttore generale Riccardo Deserti, il giro d’affari al consumo ha toccato i 3,2 miliardi di euro, il massimo storico, in crescita del 4,9% rispetto ai 3,05 miliardi del 2023.

Una performance che poggia su fondamenta solide: le vendite totali a volume crescono del 9,2%, trainate da un’Italia in buona salute (+5,2%) e da un export che vola a +13,7%. Oggi, infatti, quasi una forma su due varca i confini nazionali: la quota export rappresenta il 48,7% del totale, pari a 72.440 tonnellate.

A trainare la crescita internazionale sono soprattutto i mercati storici: Stati Uniti (+13,4%), Francia (+9,1%), Germania (+13,3%), Regno Unito (+17,8%) e Canada (+24,5%). Ma il Parmigiano Reggiano piace sempre di più anche in Giappone (+6,1%), primo mercato asiatico, e in Australia, dove si registra un balzo del +28,2%. Numeri che raccontano un successo globale, ma anche una strategia ben precisa: il Consorzio ha infatti investito quasi 30 milioni di euro in azioni di marketing e comunicazione, puntando a rendere il Parmigiano Reggiano un marchio iconico internazionale.

Intanto, anche sul fronte interno il bilancio è positivo. Le quotazioni all’origine sono in aumento: per il prodotto stagionato 12 mesi si arriva a una media annuale di 11 €/kg (+9%), mentre il 24 mesi tocca i 12,5 €/kg (+5%). La produzione resta stabile, con 4,079 milioni di forme (+1,62%), e le cinque province del comprensorio confermano il proprio contributo: Parma resta prima (1,36 milioni di forme), seguita da Reggio, Modena, Mantova (in forte crescita, +6,56%) e Bologna.

Sul mercato nazionale, la Grande Distribuzione Organizzata si conferma il principale canale di vendita (65%), seguita dall’industria alimentare (18%), che sfrutta sempre più il richiamo del Parmigiano come ingrediente, e dal canale Horeca (7%). Interessante anche il dato delle vendite dirette dei caseifici, che crescono del 13% e rappresentano oggi il 5,5% del totale, con una forte concentrazione (oltre l’85%) sul territorio italiano.

A ben vedere, tutti gli indicatori – dalle vendite al prezzo medio, dai volumi produttivi alla penetrazione nei mercati esteri – raccontano un sistema compatto e in salute, capace di adattarsi a sfide complesse e di rilanciarsi con convinzione. Il Parmigiano Reggiano però ora non vuole più essere solo un prodotto tradizionale: l’obbiettivo dichiarato è quello di diventare un brand globale al pari degli altri grandi marchi dell’agroalimentare, che costruisce il proprio futuro investendo nella qualità, nella comunicazione e nella valorizzazione delle sue radici. Un futuro che, almeno a giudicare dal 2024, promette molto bene.

“Tutti questi numeri sono una fotografia di una filiera in salute – ha dichiarato il direttore Deserti –. La fortuna di un prodotto come il Parmigiano Reggiano, soprattutto per l’esportazione, è che piace molto e si adatta alle culture alimentari di tutto il mondo, senza barriere culturali o religiose”. Per terminare, il 2025 che “si è aperto con una flessione del -9,5% rispetto al 2024, ma crediamo sia un assestamento fisiologico e dovuto alla carenza di prodotto generata dal grande smaltimento dei magazzini dell’anno scorso”.