Ricchetti Group, l'amministratore delegato. "L'azienda tornerà a crescere"

Ceramica, i piani per il gruppo di Maranello dopo l’uscita dalla Borsa

 Maurizio Piglione, 60 anni, amministratore delegato delle Ceramiche Ricchetti

Maurizio Piglione, 60 anni, amministratore delegato delle Ceramiche Ricchetti

Maranello (Modena), 8 maggio 2019 - «Rimettere la società su un sentiero di crescita e riportarla alla redditività che da molti anni non aveva più». Comincia ufficialmente la seconda vita delle Ceramiche Ricchetti, il gruppo basato a Maranello con circa 1000 dipendenti e 152 milioni di euro di fatturato, tra i protagonisti della storia del distretto di Sassuolo. L’azienda è stata acquisita da Finkéramos, un veicolo finanziario controllato dal Fondo QuattroR Sgr. Nell’assetto societario è rimasta comunque con una quota di minoranza anche la famiglia Zannoni, proprietaria storica del gruppo. L’amministratore delegato Maurizio Piglione, 60 anni, dopo aver concluso le operazioni di delisting, traccia la strategia per il futuro.

Piglione, cosa cambia adesso che la società non è più quotata?

«Aveva esaurito la ragione per cui era stata quotata, fuori dalla Borsa è più agevole cambiare le cose e creare una nuova equity story. In generale, i vincoli che la Borsa impone in una fase di trasformazione non sono adatti alla rapidità che richiedono questi processi. Poterli fare con maggiore flessibilità, in questo momento è un vantaggio. A questo si aggiunge il risparmio dei costi dell’essere quotato».

Qual è il valore aggiunto su cui puntare per costruire il futuro del gruppo?

«Direi l’italianità. Il valore sociale dell’azienda. Il nostro intento è mantenere gli investimenti in Italia e dare lavoro ai giovani. L’idea è produrre la ceramica italiana innovativa tech e bella, esempio di Made in Italy».

In quali settori avete previsto di fare investimenti?

«Il nostro obiettivo è rimettere la società su un sentiero di crescita e riportarla alla redditività che da molti anni non aveva più. Agiremo sul prodotto attraverso investimenti, design, performance. Stiamo cercando di rilanciare un marchio storico di grande tradizione sintonizzandolo sui trend in corso per quanto concerne i formati e gli stili decorativi. Il gruppo ha una forte tradizione e una forte competenza, ma a un certo punto è entrato in una spirale finanziaria che ne bloccava l’operatività. Inoltre, punteremo sulle persone a cui è necessario ridare un progetto, formazione e opportunità».

Nello specifico quali possono essere i cambiamenti da introdurre per riqualificare il prodotto?

«Abbiamo assistito all’ampliamento della superficie dei formati e oggi sono possibili soluzioni estetiche più complesse che sono basate sulla stampa digitale e sulle tecniche di finitura del prodotto. Intendiamo fornire al mercato non solo un prodotto, ma un intero progetto di arredi ceramici».

Quale è stato il ruolo di QuattroR fino ad oggi?

«Ha rinforzato la struttura finanziaria rendendo possibile il rilancio. In più ha consentito di valutare le iniziative di crescita e gli investimenti sulla sostenibilità».

L’arrivo dei Fondi potrebbe essere percepito dal distretto come un allontanamento di una ceramica storica dal territorio rispetto alla vicinanza che aveva la famiglia proprietaria.

«Intanto la famiglia Zannoni è rimasta nella compagine societaria con una propria quota. Credo inoltre che la presenza di questi fondi, oltre a rilanciare finanziariamente gruppi magari in difficoltà, arricchisca il territorio dal punto di vista imprenditoriale di operatori qualificati».