ANDREA SPINELLI
Reggio Emilia

Ligabue a Campovolo: “Il mio nome? Ancora Mai più. Basta con le nuove guerre”

Il rocker torna a conquistare la sua Reggio Emilia per la quinta volta in vent’anni. L’arena si trasforma in una sorta di Las Vegas. E il messaggio è chiaro: pace

Ligabue a Campovolo: “Il mio nome? Ancora Mai più. Basta con le nuove guerre”

Roma, 22 giugno 2025 – "Las Vegas è ciò che gran parte del mondo starebbe facendo il sabato sera se i nazisti avessero vinto la guerra" diceva Hunter Stockton Thompson nel suo romanzo più famoso. E in quel sabato sera allucinante e allucinato Luciano Ligabue ha provato a mettere ieri la sua chitarra prendendo la Sin City come paradigma del mondo al contrario che ci gira attorno in quel cumulo di autocelebrazioni che è La notte di Certe notti, il mega-evento ideato per condividere col suo popolo trentacinque anni di carriera, trenta del best seller Buon compleanno Elvis e venti del primo Campovolo.

Ligabue torna a conquistare la sua Reggio Emilia per la quinta volta in vent’anni
Ligabue torna a conquistare la sua Reggio Emilia per la quinta volta in vent’anni

Quel Campovolo che oggi si chiama Rcf Arena, ma conserva intatti l’impatto e la liturgia (l’organizzazione no, quella fortunatamente è migliorata) della faticosa edizione 2005. In scena con Luciano gli amici di una vita, i Cladestino, La Banda e la formazione con Luciano Luisi alle tastiere e il figlio Lenny Ligabue alla batteria che l’accompagna oggi, ma anche Little Taver, il Kingo di “Radiofreccia” con le sue gag. In apertura di serata, sul palco nudo, un karaoke di Certe notti per centomila voci, brano-simbolo della serata, che tornerà poi in chiusura con assolo alla chitarra di “Capitan Fede” Poggipollini, per rimandare tutti a casa.

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Quella Las Vegas d’antan evocata dall’Elvis gonfiabile e dai flipper della “Liga Street” allestita lungo il viale che conduce all’Arena prende vita sugli schermi con le immagini anni ‘50 e ‘60 che si spandono sugli schermi durante Lambrusco e pop corn, poi un dollaro d’argento rotola nella mega slot-machine trascinata sul palco dall’onnipresente Little Taver e a uscire è l’album Nome e cognome, che regala allo show cinque pezzi tra cui una Cosa vuoi che sia dallo slancio ambientalista, col puntiglioso elenco dei guasti causati ogni anno dall’antropizzazione del pianeta.

Ne Le donne lo sanno si sfoglia sullo schermo il diario delle italiane che hanno fatto la storia, da Iotti a Mariangela Melato, da Merini a Paola Egonu, Montessori, Sandra Mondaini, Cristoforetti, Lollobrigida, Ilaria Cucchi, Anna Magnani. Manca Giorgia Meloni, ma lei, grazie all’intelligenza artificiale, vola e brinda nello spazio durante Happy hour a bordo di una navicella del potere in compagnia Trump, Netanyau, Putin, Macron e altri ancora tra cui, non poteva essere altrimenti, Elon Musk. La slot di Little Taver dà Ligabue ed è il momento del tuffo nel primo album di questa storia nell’attesa che una torta gigante catapulti tutti tra i solchi di Buon compleanno Elvis. La sorpresa arriva nel finale quando gli eroi della maratona reggiana salgono sul rimorchio a forma di Cadillac rosso fuoco trainata in mezzo al pubblico mentre la celebrazione volge al termine puntando su Leggero, Viva!, A che ora è la fine del mondo? e Tra palco e realtà.

Ma il momento più importante del concerto è quello in cui riecheggia Il mio nome è mai più, inno del ’99 con Jova e Pelù rimasto il singolo più venduto nella storia della discografia italiana. La canzone è introdotta dalle parole di Roberto Benigni pronunciate pochi giorni fa a Propaganda Live su La7, sulla strage di bambini e l’orrore della guerra e da una scritta sui maxischermi: Basta con il massacro a Gaza, Basta con il massacro in Ucraina, Basta con il massacro in Sudan, Basta con i 50 massacri in corso nel mondo. "Ogni parola rischia di essere superflua, dato l’orrore che vediamo, ma dobbiamo pensare che ci sia una fine a questo massacro – aggiunge Ligabue –. Da parte dei governanti, non si può pensare sempre in termini di riarmo e guerra. Ho scelto di riproporre le parole di Benigni, indignato e commosso, perché se non senti il tema dei bambini, non sei umano".

Ripetere l’esperienza de Il mio nome è mai più, ammette il rocker che replica questa sua festa di compleanno il 6 settembre alla Reggia di Caserta e fra un anno, proprio il 20 giugno, tra gli spalti dello stadio di San Siro, "oggi è più complicato: allora si vendevano i dischi, ora il ricavato dalle piattaforme non sarebbe lo stesso. E usciva un millesimo della musica che esce oggi, con le canzoni che durano una settimana. Certo, rimane il contributo culturale che si può dare. Il mio nome è mai più è esattamente quello che continuo a pensare, anche dopo 26 anni".