Salvini: "Manca solo il Masterchef dei clandestini"

La rivolta della pasta, la Lega Nord annuncia un presidio davanti al Consorzio Romero

Matteo Salvini (foto Ansa)

Matteo Salvini (foto Ansa)

Reggio Emilia, 4 maggio 2016 - Il pentolone ha cominciato a bollire sette giorni fa, quando una cinquantina di richiedenti asilo hanno bussato alla porta della questura per protestare contro la qualità del cibo nella mensa de Il Locomotore, in via Eritrea. Locale con cui la Dimora d’Abramo – che segue il percorso d’integrazione degli oltre 200 migranti ospitati nelle strutture alberghiere della città - ha una convenzione per pranzi e cene.

«La pasta è scotta, il riso è pieno d’acqua e facciamo troppe code al pronto soccorso», le lamentele dei profughi, in particolare della minoranza pachistana che ha guidato la «rivolta dei maccheroni». Da qui si è scatenata la bagarre politica. Salvini è intervenuto impugnando forchetta e coltello, mentre il Pd si è diviso con posizioni diverse e contrastanti al suo interno, tra cui la «sparata colorita» di Giacomo Bertani, membro della segreteria e assessore a Quattro Castella: «Diamogli un sonoro calcio nel c...». L’assessore di Reggio, Mirko Tutino lo ha bacchettato per la terminologia, lui ha chiesto scusa per i toni, ma non per la sostanza. E da qui si sono create due fazioni di pensiero. Infine, l’ipotesi di assumere un cuoco pachistano che una volta a settimana cucini piatti etnici per accontentare i migranti, avanzata dal titolare della mensa - di cui ha dato notizia ieri il Carlino - ha fatto esplodere il calderone.

Alla «rivolta dei maccheroni» dei migranti che hanno bussato alla porta della questura, la Lega Nord risponde andando a battere i pugni, simbolicamente, al portone del Consorzio Oscar Romero, di cui fa parte la Dimora d’Abramo. Il presidio di protesta del Carroccio andrà in scena sabato 14 maggio. Una decisione arrivata alla luce della notizia, data ieri dal Carlino, dell’ipotesi di assumere nella mensa un cuoco pachistano. «La concessione (in realtà per ora è solo un’idea, ndr) di un cuoco pachistano e l’istituzione di un menu alternativo per i finti profughi che hanno inscenato una protesta in questura – attacca Matteo Melato, commissario provinciale Lega Nord (foto), usando spesso i concetti espressi anche dal leader Matteo Salvini – ha sollevato lo sdegno di tanti cittadini anche di origine extracomunitaria. Per noi risulta essere uno schiaffo a tutti i cittadini reggiani che devono affrontare la crisi in silenzio dato che lo stato italiano per loro non prevede nulla. Persone che in teoria scappano dalla guerra non dovrebbero avere di questi problemi anzi, dovrebbero ringraziare il Paese che li ospita. Questa situazione insegna che per le istituzioni italiane ci sono persone di serie A e persone di serie B dove, purtroppo, questi ultimi sono i reggiani o gli italiani in particolare».

Infine l’attacco al Governo e l’annuncio della protesta. «Questa politica supina da parte del Governo e delle istituzioni che gestiscono questo problema – conclude Melato - è una logica sbagliata di risolvere il problema e la Lega Nord chiede di verificare al più presto lo status di queste persone. Quando avranno riscontrato che sono finti profughi chiederemo l’espulsione immediata. Per portare lo sdegno di tutta la cittadinanza verso questa vicenda la Lega Nord effettuerà un presidio di protesta sabato 14 maggio davanti alla sede del Consorzio Oscar Romero, di cui fa parte la Dimora D’Abramo, luogo simbolo del sistema di accoglimento messo in piedi dalla sinistra. Chiederemo lo stop immediato all’accoglimento di nuovi immigrati, l’accelerazione della verifica dello status di tutti i finti profughi e la loro espulsione».

«Incredibile a Reggio Emilia. Dopo aver protestato in Questura per la qualità del cibo, ai presunti profughi ospiti della Coop Dimora d’Abramo è stato assegnato uno chef, specializzato in piatti africani e pachistani. Cioè, questi fanno casino e invece di espellerli gli mandano il cuoco!?! Con tanti italiani che crepano di fame... Vergogna!». Eccolo, puntualissimo, nel pieno pomeriggio di ieri, comparire su Facebook il commento del segretario della Lega nord Matteo Salvini, alla notizia che alla mensa frequentata dai migranti di Reggio, sarebbe potuto arrivare uno chef specializzato in piatti africani e pachistani. Salvini, in realtà si trattava soltanto di una proposta... «Sì, vabbè... A questo punto mi aspetto anche una piscina gonfiabile se ne hanno bisogno... Il solo fatto che ci si pensi è abbastanza allucinante. Perché diciamoci la verità, questi non sono nemmeno profughi». Cioè? «Adesso chiedo alla prefettura di Reggio Emilia i dati di quest’anno: quanti tra i richiedenti asilo vengono riconosciuti come profughi? A Milano non arrivano al 10%. Stiamo parlando di una stragrande maggioranza di persone che verranno definiti ‘clandestini’. E stanno anche lì a protestare per il cibo che viene dato loro gratis?» Uno schiaffo alla miseria?

«Be’... Credo non ci sia neanche bisogno di aggiungere altro...» La colpa di chi è? «Guardi, non me la prendo nemmeno con gli immigrati, ma con un governo che permette tutto questo. Se il governo facesse il suo dovere, invece di stare qui anni, in poco tempo sarebbero spediti via. Perché il problema è distinguere rapidamente chi scappa dalla guerra e chi no e va allontanato. In Europa in media servono due mesi per identificarli. Perché in Italia 18?» E l’idea del cuoco pakistano le ha fatto saltare la mosca al naso...

«Ci mancava solo Masterchef per profughi, allora perché non facciamo anche i concorsi culinari per i richiedenti asilo... Ma per favore».