Reggio Emilia, politica e cooperazione, cosa cambia dopo il voto?

La riflessione del presidente di Confcooperative di Reggio

Matteo Caramaschi

Matteo Caramaschi

Reggio Emilia, 17 marzo 2018 - Come e dove si schiera il mondo cooperativo dopo le recenti elezioni? Tante le opinioni e i commenti emersi dopo il voto, che ha rappresentato sconfitte e vittorie ben precise. A tal proposito una riflessione arriva da Matteo Caramaschi, presidente provinciale di Confcooperative di Reggio. A fronte di una ricchezza e di una proprietà dei mezzi di produzione che continua a concentrarsi su pochi e ad allontanarsi dai territori, escludendo fasce sempre più ampie di cittadini, piccoli imprenditori e lavoratori, quale futuro spazio viene assegnato alla cooperazione autentica che mira ad accrescere equità sociale, economia locale, partecipazione diffusa e welfare inclusivo? E come si schierano oggi le forze politiche rispetto alla cooperazione? “Certamente – dice Caramaschi – la cooperazione non è e non è mai stata un salvagente adatto ad ogni burrasca, ma da quella che era considerata la "terza via" dello sviluppo tra capitalismo e collettivismo siamo passati alla progressiva cancellazione delle prerogative fiscali e lavoristiche legate al riconoscimento della sua funzione sociale (Costituzione, articolo 45), fino alla tassazione degli utili seppur indivisibili e messi a riserva.

Più recentemente, un attacco costante al modello cooperativo che, pur in presenza di migliaia di altre pesantissime crisi, non ha riguardato nessun'altra forma di impresa. In questo clima sono nati provvedimenti importanti relativamente, ad esempio, a tutela del prestito sociale e ai workers buyout, e di questo mantenimento di equilibrio e senso di responsabilità va dato merito al Governo e alla politica Ciò detto, ritorno alla domanda iniziale. Cosa rappresenta, oggi, la cooperazione per le forze politiche e quali sono (se ci sono), i programmi di ciascuna per rilanciare (o disincentivare) questo modello? Chiarito questo aspetto, non sarà difficile capire con chi "si schieri" un'organizzazione come la nostra, che nell'autonomia e nell'assenza di pregiudizi trova due dei suoi valori fondativi. Confcooperative ha assicurato, nel tempo, funzioni di rappresentanza e progetto che non guardavano ai partiti o a diventare un partito. Non è nostro compito fare i governi o dare fiducie. Noi guardiamo alle istituzioni e ai loro rappresentanti eletti, e con loro saremo ancora impegnati nel nostro mestiere: sostenere e tutelare gli interessi della cooperazione autentica e dei suoi soci con spirito propositivo se ci sarà possibile, di rivendicazione e di lotta se sarà necessario”.