Diabete, l'esperta. "Complica il decorso di qualsiasi altra patologia"

La dottoressa Manicardi (Villa Verde): "Tema trascurato"

Valeria Manicardi

Valeria Manicardi

Reggio Emilia, 5 marzo 2019 - La gestione di un paziente diabetico ricoverato in ospedale presenta diversi aspetti da tenere in considerazione. La rubrica ‘Carlino Salute’ affronta oggi questo tema con la dottoressa Valeria Manicardi, consulente del servizio di diabetologia di Villa Verde.

«Siamo di fronte ad un tema abbastanza trascurato ma di grande rilevanza perché – sottolinea la dottoressa Manicardi – i diabetici sono presenti in tutti i reparti degli ospedali e non necessariamente per problemi legati al diabete che però complica il decorso di qualsiasi altro tipo di patologia».

Numericamente è un fenomeno rilevante?

«Certo, se pensiamo che di norma un paziente ricoverato su 4 ha il diabete o si scompone dal punto di vista del diabete a causa della patologia acuta per cui è ricoverato. Sia che si tratti di una patologia medica come un infarto o un ictus, sia che si tratti di un intervento chirurgico».

Facciamo qualche esempio concreto?

«In area medica ci sono soprattutto anziani nei reparti della lungodegenza o della medicina che hanno alcune particolarità: spesso sono affetti da insufficienza renale che può aggravarsi a seguito delle patologie acute che li hanno portati al ricovero. In questo caso occorre un approccio al problema diabete con insulina o con nuovi farmaci che possono essere prescritti anche in presenza di insufficienza renale e che non danno ipoglicemie».

I pazienti dell’area chirurgica?

«È fondamentale che arrivino all’intervento nelle condizioni migliori possibili anche se si tratta di operazioni banali. I valori della glicemia devono essere sotto controllo e quelli dell’emoglobina glicata di buon livello».

Perché questo aspetto è così importante?

«Perché se arrivano all’intervento con valori glicemici elevati si triplica il rischio di infezioni e di complicanze post operatorie».

Anche in quest’ambito è necessario un lavoro di squadra, vero?

«Certo. L’anestesista vede il paziente prima dell’intervento con gli esami in mano e se riscontra un diabete attiva una consulenza in modo da poter preparare il paziente per farlo arrivare all’operazione nelle condizioni migliori. Dovremo stabilire in base al tipo di intervento e di anestesia cosa dovrà fare il giorno prima, quali farmaci sospendere o intraprendere e cosa dovrà fare il giorno stesso».

E all’uscita dalla sala operatoria?

«Il paziente sarà testato per vedere che valori ha di glicemia. Se il valore è sotto 180 il paziente può alimentarsi e siamo tranquilli. Se il valore è superiore bisogna intraprendere una terapia insulinica - la migliore in questo frangente - in modo da non creare condizioni favorevoli per l’insorgenza di infezioni».

Ci sono casi in cui il diabete impone il rinvio di un’operazione?

«Assolutamente sì. Se le condizioni di compenso sono scadenti è bene ritardare l’intervento ottimizzando il compenso del paziente».

Dottoressa, in generale il diabete come si cura?

«La maggior parte dei malati diabetici è trattata con terapia orale, solo una parte è curata con insulina. A Reggio ad esempio abbiamo 30mila diabetici, ma solo 9mila ‘fanno’ anche insulina».

Quali sono i dati di riferimento nelle analisi?

«In presenza di glicemia superiore a 126 a digiuno e di emoglobina glicata (il glucosio nel sangue) uguale o superiore a 6.5 si ha il diabete. La glicemia normale a digiuno non dovrebbe superare i 100. Da 100 a 125 si è in una fase di rischio».