Fegato grasso, il medico: "Fenomeno in crescita"

Carla Bassi, internista di Villa Verde: "Colpisce adulti e bambini"

Carla Bassi, internista di Villa Verde

Carla Bassi, internista di Villa Verde

Reggio Emilia, 23 febbraio 2019 - Comunemente si parla di ‘fegato grasso’ per indicare una patologia cronica del fegato che consiste essenzialmente in un accumulo eccessivo di grasso nel fegato. Della steatosi epatica non alcolica (il termine scientifico) parliamo con la dottoressa Carla Bassi, internista di Villa Verde (nella foto).

Dottoressa Bassi, che cos’è la steatosi epatica non alcolica (Nafld)?

«Il termine comprende una gamma di epatopatie di diversa gravità, non causate dal consumo di alcolici, che va dalla semplice steatosi alla steatoepatite e alla sua possibile evoluzione in cirrosi. La steatosi è caratterizzata dal solo accumulo di grasso nel fegato (si ha quando il grasso raggiunge il 5% il peso del fegato, ndr). Nella steatoepatite il danno epatico è più grave perché all’accumulo di grasso si aggiungono infiammazione e fibrosi».

Sono note le cause e i fattori di rischio?

«La Nafld è in crescita nei Paesi industrializzati (colpisce circa il 25-30% della popolazione) dove prevalgono stili di vita non salutari con eccessivo apporto calorico e sedentarietà. Sono colpiti sia gli adulti che i bambini (si stima che il 50% dei bimbi obesi abbia il fegato grasso). La genesi di questa patologia è multifattoriale e ancora oggetto di studio. Senz’altro influiscono fattori genetici. Fattori predisponenti sono l’obesità, la sindrome metabolica, l’insulino-resistenza, il diabete e le dislipidemie».

Al di là di questi casi?

«La steatosi può colpire anche persone normopeso, non diabetiche e con valori di colesterolo normali o persone in condizioni di digiuno e malnutrizione. Anche alcuni farmaci come ad esempio i corticosteroidi favoriscono il deposito di grasso nel fegato».

Quali sono i sintomi?

«La malattia non complicata non presenta sintomi. I primi segnali possono arrivare dal riscontro clinico di un fegato aumentato di volume o da un’alterazione degli indici della funzionalità epatica».

Quali esami servono per arrivare alla diagnosi?

«Esami del sangue per accertare la funzionalità del fegato. L’ecografia epatica è l’indagine strumentale più utilizzata. Altre indagini sono la tac, la risonanza magnetica il fibroscan».

È una malattia ad andamento benigno?

«Non possiamo considerarla tale perché quando l’eccesso di grasso nel fegato si associa a segni di infiammazione il danno può essere evolutivo verso la fibrosi e la cirrosi. Pertanto ogni persona affetta da steatosi deve essere periodicamente monitorata».

Che terapia si deve seguire?

«La terapia si base sul controllo dei fattori di rischio, quindi sul controllo del peso corporeo, del colesterolo, dei trigliceridi, dell’ipertensione arteriosa, del diabete. Fondamentale è uno stile di vita salutare basato su corretta alimentazione ed esercizio fisico. È consigliata una dieta normo/ipocalorica povera di cibi raffinati, di grassi saturi, di alcol, di bevande zuccherate o ricche di fruttosio. Sono utili invece gli alimenti ricchi di fibre vegetali e di antiossidanti come frutta, verdura, pesce, olio di oliva. Un possibile effetto protettivo sembra avere anche la caffeina. L’uso di alcol si ritiene adeguato se non supera al giorno 20 grammi nelle donne e 30 negli uomini. L’esercizio fisico deve avere una durata di almeno 30-40 minuti al giorno 3-4 volte la settimana».

I farmaci sono utili?

«Al momento non esistono farmaci specifici».