Gotta, la malattia dei ricchi. In Italia colpite 500mila persone

Il dottor Farioli (Villa Verde): "Dieta ricca di carni un pericolo"

Gian Paolo Farioli

Gian Paolo Farioli

Reggio Emilia, 3 giugno 2019 - Colpisce quasi l’uno per cento della popolazione (in Italia ne sono affette circa 500mila persone). In passato veniva definita la malattia dei ricchi o dei re in quanto è stata associata ad una consuetudine di pasti abbondanti (assunzione di alcol e soprattutto carne). Parliamo della gotta, una malattia infiammatoria dovuta alla deposizione nelle articolazioni di cristalli di acido urico presente in eccesso nel sangue con la conseguente comparsa di dolore, arrossamenti e gonfiore articolare. Ne parliamo con il dottor Gian Paolo Farioli, medico internista di Villa Verde.

SPECIALE SALUTE

Dottore, quando l’acido urico diventa un problema?

«L’acido urico è scarsamente solubile. I valori normali nell’uomo sono 3-7 milligrammi, nella donna 2-6. Quando l’acido urico perde la sua capacità di rimanere in soluzione, tende a precipitare in forma di cristalli. La gotta è appunto la malattia espressione delle iperuricemie (l’elevata concentrazione di acido urico nel sangue, ndr)».

Quali sono le cause?

«Sono diverse. Una dieta eccessivamente ricca di carni, fattori genetici che determinano un‘eccessiva produzione, ridotta eliminazione urinaria. E possono esserci espressioni severe in pazienti che hanno malattie ematologiche quando sono sottoposti a chemioterapia».

Quali sono le forme cliniche?

«Nella stragrande maggioranza le iperuricemie sono asintomatiche quando c’è solo un riscontro di acido urico un po’ elevato (7.5-8). Poi c’è l’attacco acuto di gotta, un episodio cioè di artrite doloroso e improvviso che colpisce prevalentemente il primo dito del piede (l’alluce, ndr). Ma può colpire anche altre articolazioni, la mano o il polso».

Questo perché?

«L’acido urico, come abbiamo detto, è già poco solubile nel sangue e quando viene filtrato al livello delle articolazioni diventa ancor meno solubile nel liquido sinoviale e quindi è più facile che precipiti con la formazione dei cristalli che si aggregano fra di loro e si depositano a livello dell’articolazione creando una sorta di corpo estraneo. A questo punto il sistema immunitario si attiva ma i globuli bianchi non riescono a distruggere i cristalli e mettono in circolo sostanze che aumentano infiammazione e dolore».

Quanto dura questo attacco acuto?

«Di solito sparisce nell’arco di qualche settimana. Però successivamente possono comparire recidive».

Oltre alla forma acuta?

«C’è anche la gotta cronica. L’acido urico non viene eliminato e si formano noccioli molto duri che si chiamano tofi e che producono anche deformità articolari con limitazioni funzionali».

Che terapia si adotta in caso di attacco acuto?

«Il primi farmaci da adottare sono gli anti-infiammatori non steroidei (il più efficace sembra l’indometacina). L’altro farmaco che si usa è la colchicina, una sostanza che in sostanza blocca l’attività dei globuli bianchi agendo quindi sulla causa dell’infiammazione. Nell’arco di pochi giorni si viene a star meglio».

Qual è invece la terapia per contrastare alla base l’iperuricemia?

«Il cardine principale è l’allopurinolo che blocca l’ultima fase della produzione dell’acido urico. Va bene sia nell’iperuricemia primitiva sia nelle forme secondarie connesse a patologie ematologiche. Per i pazienti sottoposti a chemioterapia per patologie ematiche è indicato l’uso del rasburicase».