Salute, la neuroradiologia per capire le cause del dolore

Colloquio col neuroradiologo di Villa Verde, Massimo Maggi

Il neuroradiologo Massimo Maggi

Il neuroradiologo Massimo Maggi

Reggio Emi,lia, 28 dicembre 2018 - E' dedicata al ruolo dei neuroradiologi nella patologia del mal di schiena la rubrica di Carlino Reggio sui temi della salute in collaborazione con Villa Verde.

***

Ortopedici, fisiatri, neurochirurghi. Ma anche neuroradiologi. Sono tanti gli specialisti ad essere potenzialmente chiamati ad intervenire in caso di mal di schiena. Oggi analizziamo il ruolo della neuroradiologia, della diagnostica per immagini. “L’80% della popolazione adulta – sottolinea il neuroradiologo Massimo Maggi – ha avuto almeno una volta nella vita un episodio di dolore forte alla colonna o alla schiena con una limitazione nelle attività quotidiane o in quella lavorativa. La patologia è importante, frequente e ha un costo sociale elevato. Per poter affrontare adeguatamente il problema è necessario individuare la causa del dolore e questo non sempre è facile”. Il neuroradiologo cosa fa? “I colleghi in campo sono fisiatra, ortopedico, neurochirurgo, a volte il neurologo. Noi neuroradiologi siamo radiologi che hanno competenze in ambito diagnostico del sistema nervoso centrale e del suo contenente, quindi la schiena, e possiamo molto spesso fare da raccordo e indirizzare le altre professionalità”. In cosa è migliore un approccio integrato? “Gli altri professionisti hanno sicuramente più capacità di gestione clinica del paziente, ma a volte riescono a leggere in maniera meno fine i segni radiologici. Il neuroradiologo ha un occhio maggiormente attento, un modo di refertare orientato clinicamente più marcato rispetto a un radiologo generale. Poi ha una formazione a contatto col neurochirurgo, l’ortopedico, il fisiatra e assorbe anche capacità cliniche”. Un consiglio per i pazienti? “Spesso il paziente può essere aiutato dalla nostra branca. Ma questo presuppone che ci sia una visita vera e propria. Una selezione ambulatoriale. C’è una fetta di pazienti che non si giova del trattamento medico, di una terapia fisiatra ad esempio, e non è candidabile all’intervento chirurgico. E si rassegna a convivere col dolore o prende una quantità di farmaci che producono effetti collaterali dannosi. Noi passiamo fare da raccordo tra le varie specialità. Il nostro ruolo molto spesso è anche di ultima frontiera”. L'obiettivo fondamentale? “Capire la causa del dolore è una sfida. Soprattutto quando non c'è un'evidenza forte. Portare il farmaco là dove nasce il dolore e non sempre è semplice capire la causa del dolore alla colonna vertebrale poiché sono molte le sedi (l’apparato scheletrico, l’apparato osseo legamentoso, esiste la componente nervosa, dei tessuti molli, neuronale). Quando un paziente arriva da voi, quali sono gli step che seguite? “Consigliamo il paziente a quale specialista rivolgersi e quali esami (o altri esami) sostenere e in quale tempistica. Oggi l'esame fondamentale è la risonanza magnetica, i raggi x hanno un ruolo marginale seppur importante. La tac spesso è ad integrazione della risonanza magnetica. Accanto c’è anche la possibilità di consigliare una terapia farmacologica”. Le terapie? “Le terapie mininvasive guidate dalla tac garantiscono maggior sicurezza di riuscita, maggior sicurezza di minori effetti collaterali e maggior sicurezza anche all’operatore”.