Operazione al ginocchio, l’incubo degli sportivi

Crociati anteriori, posteriori e menisco le patologie più diffuse. Colpiscono soprattutto gli atleti. Ma occhio a posture lavorative e agli incidenti

Ginocchio

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Reggio Emilia, 1 dicembre 2019 - Le patologie traumatiche del ginocchio. Nella rubrica «Carlino Salute», in collaborazione con Villa Verde, ne parliamo con il dottor Gabriele Cavazzuti, ortopedico alla casa di cura. Dottor Cavazzuti, quali organi in particolare sono coinvolti in queste patologie? «Queste patologie riguardano la rottura dei legamenti, soprattutto quelli anteriori, che in alcuni casi può coinvolgere anche i legamenti collaterali. Più rara la rottura dei crociati posteriori. Inoltre la rottura del menisco, interno (più frequente perché più ‘fisso’) o esterno, che può essere isolata o associata a quella dei legamenti». Quali sono prevalentemente le cause di queste rotture?  «Le statistiche registrano che nella maggior parte dei casi sono dovute a traumi distorsivi legati ad attività sportiva. Ma la causa può essere anche un impatto, dovuto ad un incidente stradale o domestico. Anche alcune posture legate al lavoro (come inginocchiarsi e accovacciarsi ripetutamente) possono provocare microtraumi nel tempo».  Quali sono gli sport che più facilmente praticano i vostri pazienti?  «Sicuramente il calcio, il basket, lo sci e la pallavolo. Quelli insomma dove è possibile sollecitare in torsione il ginocchio (magari con il piede fermo) e dove sono frequenti i contrasti».

Il dottor Gabriele Cavazzuti, ortopedico alla casa di cura Villa Verde
Il dottor Gabriele Cavazzuti, ortopedico alla casa di cura Villa Verde
Come si arriva alla diagnosi?

«Il sintomo è il dolore e la perdita di stabilità, quando la rottura riguarda i crociati anteriori: Che sono il perno di funzionamento del ginocchio. L’esame elettivo per diagnosticare queste rotture è la risonanza magnetica, ma possono essere richiesti anche i raggi per escludere fratture ossee». Come si procede per ripristinare la funzionalità del ginocchio?  «Se siamo di fronte a rotture parziali, è l’ortopedico a valutare se intervenire chirurgicamente o proporre una soluzione conservativa, attraverso stili di vita appropriati, fisioterapia e al bisogno infiltrazioni. Nei casi più importanti la risposta è chirurgica». In che cosa consiste l’intervento chirurgico?  «Per quanto riguarda il menisco, in artroscopia si sutura (si ‘cuce’) la parte rotta, se questa riguarda la parte vascolarizzata dell’organo, quindi capace di cicatrizzare. Se la parte rotta riguarda la zona non irrorata dal sangue viene asportata. I legamenti invece vengono ricostruiti, sempre in artroscopia, utilizzando altri tendini del paziente. Dopo questi interventi è molto importante il programma riabilitativo, che include la fisioterapia».