Sport e salute, il medico. "L'attività fisica fa bene, ma fate i controlli"

Il dottor Tromellini: "Inventarsi atleti a 40 anni può essere pericoloso"

Il dottor Tromellini di Villa Verde

Il dottor Tromellini di Villa Verde

Reggio Emilia, 21 settembre 2019 - Insieme al mito dell’eterna giovinezza sta crescendo un’abitudine, non sempre assennata ad avvicinarsi per la prima volta allo sport anche dopo i quarant’anni, senza le adeguate verifiche sulla propria condizione fisica. È l’argomento che oggi affronta la rubrica «Carlino Salute», in collaborazione con casa di cura Villa Verde. Dei rischi che si corrono a praticare impreparati uno sport - più o meno faticoso - ne parliamo con il dottor Vittorio Tromellini: specialista in medicina dello sport e interna, di pneumologia a Villa Verde. Dottor Tromellini, a quale fenomeno diffuso e crescente, oltre che allarmante, ci stiamo riferendo? «Oggi tutti vogliono partecipare alle gran fondo in bicicletta, a percorsi faticosi in mountan bike, a maratone, avventurarsi per sentieri impegnativi anche per professionisti, a qualsiasi età e senza (o con poco) allenamento. Mi riferisco in particolare a quelli che oggi vengono definiti ‘atleti master’, che partono da quarant’anni e arrivano anche oltre i settanta. Persone che per la maggior parte non hanno svolto nessuna attività sportiva in giovane età, cosa che comunque predisporrebbe meglio il fisico a svolgere attività anche dopo i quarant’anni». Sono più gli uomini o le donne, oggi, ad avvicinarsi allo sport in età più avanzata? «Direi in egual misura. Anche perché l’idea che sia possibile un’eterna gioventù e comune in entrambi i generi». Quali sono i rischi che si corrono ad avvicinarsi allo sport, impreparati, in età matura? «Principalmente la cardiopatia ischemica, una patologia a livello delle coronarie – le arterie che portano nutrimento al cuore – conseguente a una ostruzione o dal distaccamento di placche per lo più di colesterolo. In sostanza: improvvisarsi atleti professionisti, anche in presenza di altri fattori di rischio, può essere causa d’infarto». Quali sono gli altri fattori di rischio concomitanti? «Sovrappeso, obesità, fumo, diabete mellito, aumento di colesterolo tot e ldl e dei trigliceridi, ipertensione arteriosa, bronchite cronica, abuso di ‘integratori’ che si pensa possano migliorare le prestazioni, alcol e sostanze stupefacenti». Questo è lo scenario. Quali sono i consigli che si devono seguire per avvicinarsi ad uno sport, soprattutto dopo i quarant’anni? «Come premessa voglio dire che obiettivo principale della medicina dello sport è la prevenzione. Chi si avvicina ad un’attività - a qualsiasi età, ma in modo particolare se si è un ‘atleta master – deve prima deve rivolgersi ad uno specialista, che lo sottoporrà ad una visita mirata ad attività sia agonistica o non agonistica, a seconda dello sport che si intende praticare. La prima cosa è praticare alla persona un elettrocardiogramma sotto sforzo. E successivamente valutare se ci sono segni evidenziati nell’analisi da approfondire. Non sempre questo, però, è facile da far capire». Cioè? «Capita spesso che ci siano resistenze da parte di pazienti a sottoporsi ad ulteriori indagini. Perché ritengono di non avvertire nessun sintomo, di essere in buona salute, quindi assolutamente idonei a qualsiasi sport. Il punto è che il più delle volte le coronaropatie sono asintomatiche o poco sintomatiche. Da sottolineare inoltre che se si pratica sport agonistico o ci si rivolge a palestre ben strutturate esiste l’obbligo di un certificato medico (e quindi di una visita), se ci si avventura in pratiche autonome (ciclismo, corsa, ma capita anche che in alcune palestre chiudano un occhio se non si produce un certificato d’idoneità) esiste davvero la possibilità di esporsi a rischi». Qual è la saggia regola da seguire? «Rivolgersi sempre ad un medico e affidarsi ai suoi consigli anche sul tipo di attività fisica che è possibile praticare, in base alle reali possibilità, all’età e al tipo di storia che si ha».