Tallonite, il riposo è fondamentale. "Poi si passa alle onde d’urto"

La dottoressa Bianchini di Villa Verde: "Patologia molto diffusa tra i 40 e i 60 anni, soprattutto tra chi pratica basket, tennis, maratona, pallavolo e calcio"

La dottoressa Dinetta Bianchini, fisiatra di Villa Verde

La dottoressa Dinetta Bianchini, fisiatra di Villa Verde

Reggio Emilia, 29 marzo 2019 - E’ una patologia dolorosa, abbastanza frequente e invalidante perché compromette le attività quotidiane e lavorative. Uno degli strumenti di cura più efficaci sono le onde d’urto. Con la dottoressa Dinetta Bianchini, fisiatra di Villa Verde, affrontiamo oggi gli aspetti collegati alla tallonite, «un disturbo doloroso di tipo infiammatorio del tallone che si manifesta ogni volta che si appoggia il piede al suolo».

Chi colpisce? «La popolazione adulta - mediamente tra i 40 e i 60 anni con una leggera prevalenza delle donne - anche se può colpire i giovani soprattutto se praticano sport e pure i bambini»

In particolare quali sport? «Sport che sottopongono a stress meccanico la volta plantare: basket, tennis, maratona, pallavolo, calcio».

In generale quali sono le cause? «Le principali sono due, la fascite plantare (un’infiammazione dolorosa nella struttura collocata nella pianta del piede importantissima nella trasmissione e del peso corporeo al piede) e la tendinite calcifica del tendine d’Achille».

Ci sono fattori predisponenti? «Un’alterata conformazione del piede (piede piatto o piede cavo). L’uso di calzature non idonee: o troppo larghe, oppure con suola piatta o con tacchi troppo alti. Mansioni lavorative che costringono a stare per molte ore in piedi o a camminare molto soprattutto se usano scarpe anti-infortunistica che aggravano il carico sul piede. Sovrappeso e sport praticato a livelli estremi (non solo agonistici). Modificare il proprio stile di vita serve anche come prevenzione».

Come si effettua la diagnosi? «La diagnosi è clinica e strumentale. Il primo esame è una radiografia che serve per escludere la presenza di altre eventuali patologie ossee a carico del calcagno. Utile anche un’ecografia che può mostrare un ispessimento della fascia plantare. La radiografia nel 70% dei pazienti affetti da fascite rileva la presenza del cosiddetto sperone calcaneale».

La tallonite come si cura? «In fase acuta riposo, uso del ghiaccio tre volte al giorno, medicazioni topiche (cerotti speciali), farmaci anti-infiammatori e antalgici. Fare stretching è importante. Inoltre è sempre necessario l’uso di scarpe adatte, modellate in modo da sostenere la volta plantare».

Se non basta? «Terapia fisica convenzionale: ultrasuoni, laserterapia. In alcuni casi anche infiltrazioni di corticosteroidi che vanno però limitate per le potenzialità offensive sui tendini».

Parliamo della terapia con le onde d’urto. Di cosa si tratta? «Negli ultimi anni è diventata una prima scelta nella cura di questa patologia. Sono nate per la dissoluzione dei calcoli renali, poi il loro uso con adeguate apparecchiature è stato trasferito anche all’apparato osteo-muscolo-scheletrico. Si tratta di onde acustiche, quindi non radioattive e non pericolose, con una morfologia d’onda molto particolare. Una volta penetrate nei tessuti, determinano una cascata di reazioni che migliora la vascolarizzazione locale grazie a un particolare stimolo. E ciò comporta l’eliminazione più rapida delle sostanze che si accumulano nei processi flogistici, una diminuzione del dolore e un effetto rigenerativo dei tessuti».

I risultati sono immediati? «Il bilancio definitivo va fatto almeno dopo 4-6 settimane dalla fine del ciclo (tre sedute a cadenza settimanale)».

Il ricorso alla chirurgia? «Solo in casi estremi».