Salute, come curare le vene varicose

'Carlino Salute': colloquio col chirurgo di Villa Verde Lorenzo Donegà

Il chirurgo vascolare Lorenzo Donegà

Il chirurgo vascolare Lorenzo Donegà

Reggio Emilia, 8 dicembre 2018 - La settimanale rubrica di Carlino Reggio dedicata ai temi della salute e realizzata in collaborazione con la casa di cura Villa Verde, affronta oggi un'altra patologia molto frequente, le vene varicose.

***

Gambe pesanti e talora gonfie, frenesia notturna, qualche volta bruciori. E un rischio da non sottovalutare per nulla: la trombosi. E per finire problemi di natura estetica. Gli studi calcolano che il 20% della popolazione almeno una volta nella vita soffre di vene varicose agli arti inferiori con una netta predominanza delle donne (4-1 il rapporto). Una patologia quindi molto frequente che colpisce già a partire dai 25-30 anni. Ne parliamo con il dottor Lorenzo Donegà, coordinatore del servizio di chirurgia vascolare di Villa Verde (circa 400 interventi eseguiti all'anno). Dottore, cosa intendiamo per vene varicose? “La dilatazione di vene del circolo superficiale degli arti inferiori che determina una tortuosità del vaso e causa un ristagno di sangue, una delle cause principali della trombosi”. Quando si manifesta la varice cosa bisogna fare? “Intanto il paziente se ne accorge perché le varici sono visibili. Il primo step è rivolgersi al proprio medico di base che indirizzerà allo specialista (chirurgo vascolare o angiologo), preferibilmente facendo prima anche un esame ecocolordoppler”. Quali sono i tipi di varici? “Le uniche che richiedono un trattamento chirurgico sono quelle che colpiscono le vene safene, cioè le vene principali superficiali. Quelle invece non delle safene e altri inestetismi (i cosiddetti capillari) rappresentano un livello non chirurgico”. Il trattamento non chirurgico in cosa consiste? “Nella calza elastica, che è anche la principale forma di prevenzione; in trattamenti con farmaci che agiscono a livello del microcircolo venoso da usarsi principalmente in estate e nella scleroterapia (un trattamento ambulatoriale)”. I trattamenti non chirurgici guariscono la malattia? “La patologia venosa è cronica perché il circolo venoso crea nuovi vasi costantemente. Quindi nel paziente predisposto - la familiarità è il fattore principale - nel corso della vita un'altra microvarice salterà fuori”. Oltre alla familiarità quali sono gli altri fattori di rischio? “Possono essere soggetti a vene varicose i lavoratori costretti a stare molto in piedi come baristi o parrucchiere. E' importante inoltre uno stile di vita non sedentario ma basato su un'attività fisica regolare”. L'alimentazione incide? “Ha poca rilevanza. E' invece importantissimo controllare il peso: l'obesità aggrava”. Veniamo alle varici che richiedono un intervento chirurgico. “E' una chirurgia 'sartoriale', cioè fatta su misura per ogni paziente. Il trattamento privilegiato è quello endovascolare che si pratica o con il laser o con la radiofrequenza. Noi usiamo il laser, ma hanno risultati sovrapponibili”. In concreto cosa fate? “Intanto diciamo che si tratta di una chirurgia mini-invasiva in anestesia locale con sedazione senza l'uso del bisturi e dunque senza necessità di tagliare. La malattia varicosa della safena è causata da insufficienza valvolare: noi chiudiamo il vaso per evitare che il sangue torni in dietro sfiancando le vene. Poi completiamo l'intervento togliendo le varici”. I tempi di recupero? “Il ricovero è in day hospital. Già il giorno dopo il paziente può stare in piedi e guidare l'auto. Solo in caso di mestieri pesanti serve una settimana di riposo”. C'è un rischio di recidiva? “Circa il 10%. Fondamentale è un controllo dopo 6 mesi”.