Brunori Sas conquista il pubblico del teatro Valli

il suo messaggio: le paure si sconfiggono cercando di dar loro una forma, nella parola. Esorcizzandole con ironia, sarcasmo e a volte portandole su di un palco

Dario Brunori e la sua band al Teatro valli

Dario Brunori e la sua band al Teatro valli

Reggio Emilia, 28 aprile 2018 - Le paure si sconfiggono cercando di dar loro una forma, nella parola. Esorcizzandole con ironia, sarcasmo e a volte portandole su di un palco, davanti a centinaia di persone che nemmeno conosci. Almeno questa sembra essere la terapia di Dario Brunori, in arte Brunori Sas, cantautore di origine calabrese ormai trapiantato a Milano, che con il suo tour “Brunori a teatro: canzoni e monologhi sull’incertezza” sta registrando ovunque il sold-out, anche al Teatro Valli di Reggio.

Giovedì sera, ancora prima dell’apertura della biglietteria, già una lunghissima fila di persone attendeva di entrare, speranzosa di trovare nel testo di una sua canzone una parola di conforto. Sì, perché il suo ultimo e acclamatissimo disco “A casa tutto bene” (2017) è un vero e proprio ‘monologo’ sulla paura. 12 tracce di "musico-terapia" e un bellissimo singolo “La Verità” , che si è aggiudicato la targa Tengo come miglior canzone dell'anno. La musica come terapia dell’anima in una società liquida (come l’ha rinominata Zygmunt Bauman, sociologo che tanto piace a Brunori) dove tutti hanno paura di sentirsi soli e dove non esiste alcuna certezza.

E a scorrere velocemente è anche lo spettacolo di Dario Brunori, due ore abbondanti di musica, monologhi e stand-up comedy, dove il musicista cerca di mostrare al suo pubblico tutte le sfaccettature del suo essere, a partire dalla scenografia studiata per l'occasione. Si accendono le luci. Si alza il sipario e Brunori ancora è nascosto nel buio, dietro ad una tenda che mostra le ombre dei suoi 3 “alter ego” che parlano per lui al pubblico del perché abbia deciso di dare vita a questo spettacolo. Intelletto, per analizzare l’incertezza con i mezzi propri della ragione.

E poi, la parte più viscerale e romantica dell’emozione. Infine, la voce pungente e cinica della ragione. Brunori si sdoppia in questo spettacolo e il pubblico ride delle sue paure innaturali e malsane (come la selacofobia) per poi applaudire in silenzio, quando dai suoi testi emergono punti di riflessione sulla società di oggi e su cosa stiamo diventando noi esseri umani. Lo spettacolo inizia con Brunori seduto al piano, solo, la sua storica band di sette elementi lo accompagna, nascosta dietro ad una tenda di tessuto leggerissimo e impalpabile.

E’ come se Brunori stesse dialogando con se stesso, sulle note di “Secondo me” e “Vita Liquida” (omaggio a Bauman) per poi aprirsi ad un viaggio condiviso sulle note di “Lamezia Milano”, quando finalmente al pubblico è concesso di vedere il resto della formazione (fiati, pianoforte, studenti a corde e percussioni). Emozionante “Colpo di pista” anticipata da un monologo che ricorda anche il dramma dei femminicidi e poi “Don Abbondio”, “Uomo Nero” e un assolo di piano su “La Vigilia di Natale”.

Forse a volte il cabaret di Brunori non è sempre stato all’altezza dei suoi singoli più riusciti e profondi e forse, i riferimenti più o meno evidente ai suoi padrini musicali escono allo scoperto in modo evidente (ed è lui il primo ad ironizzare sulla sua musica) ma la maggior parte del pubblico ha semplicemente riso per due ore, pianto sulle note di “Canzone contro la paura" e  richiesto un bis, che arriva puntuale con i fortunati singoli “Kurt Cobain" e "Arrivederci Tristezza”. Brunori Sas avrà anche paura del buio, ma sa leggere benissimo i bisogni di questa società liquida