Reggio Emilia, Zucchero fa sognare. "Bello un concerto qui"

Gli aneddoti di Sugar al teatro Valli

Zucchero a Teatro Valli (Foto Artioli)

Zucchero a Teatro Valli (Foto Artioli)

Reggio Emilia, 26 maggio 2018 - Il gruppo è raccolto in due file della platea, davanti, e lo guarda. Lui, Zucchero, nella vita Adelmo Fornaciari, sa che sono lì, lo avverte. Prima di vederli. Sono gli amici storici del bluesman reggiano, al Teatro Valli giovedì sera, in mezzo a duemila persone, per l’evento di punta di Panorama d’Italia. «C’è Zucchero, andiamo. Ma canta? Chissà». Non canterà, ma regalerà tanto di sé al pubblico, mai sazio dei suoi aneddoti e della sua cadenza reggiana, incalzato dalle domande del giornalista Gianni Poglio. Intanto noi ci imbattiamo negli amici di una vita, e li conosciamo. Marco Morelli, detto il Patata, Riccardo Ricky Iotti e Corrado Rinaldi, detto ‘al Tòr dla Barisella’, per comprovate doti seduttive. Coetanei di Sugar, 62 anni, condividono con lui l’esperienza delle scuole elementari e i giochi dell’infanzia.

«La nostra maestra si chiamava Nada Cosmi e piaceva tanto ad Adelmo – spiega Morelli, ‘tondetto allora e adesso’, ammette –. Ci divertivamo come pazzi. Nelle gag, Zucchero interpretava Stanlio e io ero Ollio». Accompagnati dalle mogli e dalle figlie, i tre amiconi mi mostrano le fotografie in bianco e nero della scuola, che ritraggono un tenerissimo, piccolo Zucchero insieme a loro, tutti in grembiulino. L’espressione di Adelmo non mente: birichino e impertinente, non dissimile dall’adulto. «La prof d’italiano era una signora di gran classe. Gambe lunghe, che portamento» - proseguono Marco e Ricky. Ma il mosaico non è completo senza la foto successiva: stessa posa, con Zucchero a sinistra, solamente cinquant’anni dopo. La pelle non è più quella di un tempo, ma le facce sì. Nel frattempo, sul palco: “Gianni, tu sai cosa sono i Mosquito?”, chiede Sugar all’interlocutore. “Ehm, no”che brusio di disappunto in sala. «Sono i motorini che trovavo nell’officina di mio zio. Quante storie mi inventavo, su e giù da quelle due ruote. Non so perché, mi ero messo in testa che Antonio Ligabue abitava nella casa giù dal Crostolo».  Crescendo, mentre la sua fama si andava consolidando, viene invitato a cantare al Meeting di cl, a Rimini.

«Il pezzo era ‘Solo una sana e consapevole libidine...’ - il pubblico comprende, e ride di gusto – Signor Fornaciari, lei ha un così splendido repertorio. Deve cantare proprio quella?, mi chiedono. Ma me sun na’ testa quèdra. Se ho deciso di farla, la faccio. Poi era il pezzo dell’estate. Quando ho saputo che avveniva tutto in diretta sulla Rai, a maggior ragione l’ho cantata!”, rivela divertito e sornione, nell’ilarità impazzita del Valli. «Ebbi problemi anche con ‘Pippo che cazzo fai’. Il brano parla del migliore amico che ci prova con tua moglie. Che cosa gli dici? Pippo, che ‘cosa’ fai?!? Non rende”. Esplode il pubblico. Il 3 e 4 luglio prossimi Sugar terrà due concerti speciali a Venezia, in San Marco, con ospiti Steve Winwood, Eric Clapton e Carlos Santana: “Un onore concesso a pochi. Venezia è un museo, ci devi arrivare in gondola”. Gli amici, giù in platea, ricordano i Pink Floyd. Fra gli amici celebrities, ci sono gli U2. «Bono mi propone di eseguire ‘I still haven’t found what I’m looking for’ a un loro concerto. Ma non l’avevo provata. Com’è andata? Nonostante le sue promesse di starmi accanto, mi molla da solo sul palco. E sapete, il rischio figuraccia in questi casi è altissimo. Bono lo stimo. Un irlandese è come un emiliano, gli piace mangiare, bere e scherzare. Durante le prove delle mie canzoni, io infilo sempre versi in inglese. Un inglese maccheronico. Ci ho preso tanto gusto che ho deciso: un giorno farò una canzone nel mio inglese, con intercalare in dialetto emiliano. Alla fine, sapete, sono un bravo ragazzo: non mi drogo, non bevo. Al massimo una bottiglia di vino al giorno».

Veniamo alle chicche. «Mi trovo alle Maldive, nel tentativo di salvare il mio matrimonio, senza successo, e vengo a sapere che Miles Davis apprezza ‘Dune mosse’. Al mattino vado a pendere le bananine piccole – risate incontrollabili – per portarle a lei, e mi telefona nel mentre il mio manager per dirmi che il 1 aprile devo essere a New York, davanti a Miles. Penso a uno scherzo. E’ tutto vero. Che faccio? Sto qua con le bananine o vado a New York ? Che volete che vi dica, son partito». «Eric Clapton l’ho conosciuto dietro le quinte di un suo concerto. Mi avvicino, da fan. Lui nota i miei pantaloni di pelle. Li vuoi? Gli chiedo. Rimango in mutande, ma da lì è partita una grande collaborazione artistica, che ci ha portato ad esibirci insieme alla Royal Albert Hall». E’ un fiume in piena, di aneddoti e risate. «Guardate, però, che è la musica quella che fa da tramite. È’ stato Miles Davis a dirmi di cantare in italiano il mio blues, perché sarei stato l’unico a farlo, e io ho seguito il suo consiglio. Posseggo quella dote che Lino Panella profetizzò nell’espressione ‘musica pre-testuale’. Me lo ha confermato una coppia di americani doc della Napa Valley. Sentono ‘Diamante’ e mi dicono che ricorda la loro nonna. E’ fatta. No frontiers» Infine... Un grandeliv. “Voglio organizzare un grande concerto a Reggio - boato della folla - ma ci vuole qualcosa di grosso. Tipo, eh sì, un campovolo...”. “A Roncocesi”, gli urlano gli amici.