"Abbiamo un top player dietro alla scrivania Dalla B in giù è il migliore, ma diamogli tempo"

"Quando ci siamo incontrati gli brillavano gli occhi dopo aver visto il progetto dei campi di via Agosti"

"Roberto Goretti è un top player: tutto l’ambiente granata deve essere orgoglioso di avere il miglior direttore sportivo dalla serie B in giù". Il presidente granata Carmelo Salerno usa parole al miele ed è visibilmente soddisfatto dell’inizio ufficiale del percorso con Goretti. "Si è fatto attendere un po’, era sotto contratto col Cosenza e non poteva parlare". Subito i retroscena della trattativa: " Tempo fa ci incontrammo nel mio studio, e sulla mia scrivania c’era un disegno. Goretti lo riconobbe subito: rappresentava i campi di Via Agosti, dove da calciatore a Reggio anche lui si allenò. Da qui subito un primo e determinante punto a favore: lui, come me, ritiene fondamentale avere una casa propria, un centro sportivo. Gli brillavano gli occhi solo a parlarne…". Non solo questo il punto in comune: "Poi abbiamo avuto altri incontri per parlare di calcio. Per me è importante fare quello che definisco un calcio sostenibile. Non lo ritengo un mio capriccio, ma un modo per durare nel tempo, per evitare di cambiare tante proprietà in pochi anni. Anche lui la pensa esattamente come me. Anzi: io la penso come lui, visto che Goretti ha già concretizzato questa filosofia in piazze come Perugia e Cosenza. Il mio sogno lui l’ha già realizzato altrove. Ovviamente serve tempo, il percorso andrebbe valutato tra un paio d’anni anche se capisco che c’è voglia di avere risultati immediati".

Poi ancora elogi: "Va di moda dire ‘top player’, e lui lo è. Credo che porterà punti. Oltre quelli che farà la squadra, tutti dobbiamo portare nostri punti: tifosi, stampa, tutti. Lui li porterà. L’obiettivo è portare avanti crescita societaria, sportiva ed economica". Infine, mentre si parlava di rinnovi, Salerno ha aperto una parentesi: "Il mondo è cambiato. L’unica categoria che non ha capito niente, in questi anni duri, sono i giocatori, ma non parlo dei miei. Non hanno rinunciato a quasi nulla in questi anni difficili. Se oggi Dybala o Belotti sono senza squadra, significa che il calcio è cambiato. Il Milan è l’esempio. Ha vinto facendo determinate scelte, e ora tutte andranno in quella direzione. E se lo fanno le big, noi che siamo tra gli ultimi, e abbiamo sofferto parecchio, dovremmo andare in questa direzione".

Giuseppe Marotta