"Arbitri, troppi errori: fatico a pensare al caso"

Coach Manghi furioso dopo la sconfitta di Rovigo: "Appena ci siamo trovati in netto vantaggio, solo fischi a nostro sfavore"

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di Marco Ballabeni

A tre giorni dalla semifinale scudetto amaramente persa a Rovigo, Roberto Manghi e il Valorugby hanno rinunciato a proteste ufficiali riguardanti alcuni episodi di gioco, ma il disappunto (eufemismo) dell’allenatoredirettore generale è ben lungi dall’essere sbollito.

State dando seguito all’idea di rivolgervi al citing commissioner?

"Al contrario di quanto fatto da Rovigo, che dopo l’andata aveva segnalato un’infrazione di Amenta, preferiamo astenerci da azioni ufficiali e lasciare che sia la Federazione ad agire di propria iniziativa. La partita è finita e tutto dovrebbe concludersi sul campo, tanto il risultato non cambierebbe comunque".

Quali episodi vi hanno lasciato perplessi?

"Ad esempio la nostra azione sotto meta dopo 10’ o 12’, interrotta dall’arbitro e girata, nonostante tre vantaggi a nostro favore, per una pulizia di Amenta; tutto bene, se non fosse che a ruoli invertiti nel secondo tempo non è stata presa la stessa decisione. Sarà ben più grave un calcio nei testicoli di una spinta? Quando Chillon da terra ha scalciato Sbrocco eravamo sopra 19-3, con un giallo a Chillon la partita era pressoché chiusa; e probabilmente non ci sarebbe stato neppure il successivo giallo al nostro Ortombina. Faccio fatica a pensare al caso: dopo una prima parte di incontro ben arbitrata, con decisioni 50 e 50, appena ci siamo trovati in netto vantaggio tutto ha iniziato a essere fischiato contro di noi. Sei punizioni delle quali ancora non riusciamo a capacitarci, pur avendole analizzate. Ci sono arrivati tanti messaggi e telefonate, anche qualcuno della Federazione mi ha chiamato, ma non mi interessa essere consolato".

La delusione per la mancata finale è tanta.

"Speravamo in una remuntada, ma questa assomiglia più a una ladrada… Non voglio accusare nessuno, sarà stata la tensione, l’influenza del pubblico, fatto sta che da un certo punto in poi i fischi hanno iniziato a piovere tutti contro di noi. E poi non è solo questo: il tempo effettivo della partita è stato 29’40”, nonostante tra l’inizio e la fine siano trascorse più di due ore. Non ci vuole uno scienziato per fare il calcolo, significa che per ogni minuto giocato ci sono stati due minuti e mezzo di gioco fermo; loro erano sempre a terra, per ogni pretesto. Poi non lamentiamoci se il pubblico scarseggia (le due partite di semifinale al Mirabello e al Battaglini sono state tra le poche eccezioni di un’annata non esaltante come afflusso di pubblico, ndr); chi investe vuole anche una risposta in termini di godibilità dello spettacolo e di successo di pubblico. Il campionato francese è spettacolare, il nostro ancora no".

Non è facile però trovare contromisure; lei cosa propone?

"Non è mio compito fare proposte, non mi sono candidato come consigliere federale. Auspico più dialogo tra i club, più occasioni di confronto. Siamo in una situazione di crisi, come rugby italiano. Il Benetton e le Zebre non ottengono grandi risultati né grande seguito. Lo spettatore italiano vuole vincere e vuole sentirsi rappresentato, è difficile che un tifoso di Catania si senta parte della franchigia di Treviso o di Parma. Dobbiamo costruire un campionato più coinvolgente e che rappresenti l’intero territorio".

Fra dieci giorni la finale tra Rovigo e Padova, nella sua Parma: andrà a vederla?

"In questo momento ho solo voglia di rilassarmi, non credo che andrò. Voglio precisare che i miei discorsi non sono contro i giocatori di Petrarca e Rovigo, sono anzi contento per loro. Quello che mi fa male è che a non avere la possibilità di giocare la finale siano i miei ragazzi, che hanno invece dimostrato di meritarla".