"E’ il mio mondiale e me lo voglio godere"

Zaynab Dosso negli Usa sarà l’unica italiana a correre i 100 metri: "La concorrenza è agguerritissima, ma sarò spietata"

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di Claudio Lavaggi

A 23 anni non ancora compiuti, per Zaynab Dosso, la velocista di Rubiera di scuola Corradini tesserata per le Fiamme Azzurre, è arrivato l’appuntamento della vita: dal 15 al 22 luglio gareggerà ai campionati mondiali di atletica leggera di Eugene, Oregon, nella prova individuale dei 100 metri piani e nella staffetta 4x100.

A marzo Zaynab ha già disputato i mondiali indoor sui 60 metri a Belgrado, ma la risonanza mediatica dei due eventi è differente. Intanto vediamo chi è la ragazza nata in Costa d’Avorio il 12 settembre 1999. Arrivò in Italia nel 2009 dove già la famiglia lavorava da sette anni. In Africa viveva con la nonna e già si allenava a correre dietro… agli animali da cortile. Ha vinto quattro titoli tricolori seniores e alcuni giovanili. E’ primatista italiana sui 60 indoor in 7’’14 e sui 100 ha il secondo tempo italiano di sempre, 11’’19, dietro a Manuela Levorato (11’’14).

E’ italiana dal 2016 ed ha cinque presenze in nazionale. "Sì, – dice la Dosso che si sta allenando a Roma con la nazionale, in attesa di partire mercoledì per gli Stati Uniti – questo lo posso davvero considerare il mio mondiale e me lo voglio godere tutto". A febbraio ha vinto i tricolori indoor, migliorando il primato della Masullo che resisteva dal 1983; poi ha fatto ancora meglio ai mondiali di Belgrado; a maggio ha avvicinato il record all’aperto sui 100 della Levorato per poi vincere gli assoluti a giugno, forse con un po’ meno brillantezza di inizio stagione.

"Non cerco giustificazioni, ma dopo un inizio di stagione in cui volavo mi sono presa il Covid e credo sia fisiologica una flessione. Tornata dalla Polonia sono risultata positiva e mi sono dovuta fermare".

In effetti qualcuno ha commentato i suoi ultimi tempi con un po’ di delusione.

"Forse, non sapendo del Covid: ma io dai campionati italiani sono uscita rafforzata anche nel morale".

Questi campionati nuovi, con solo 16 atleti, senza le batterie e con l’atletica che dopo anni ha riaperto i botteghini, visto che l’ingresso prima era libero.

"Secondo me l’idea è buona, anche se magari si può rivedere qualcosa. Se si paga per vedere una partita di calcio di quarta o quinta serie, perché non si dovrebbe pagare per vedere i migliori italiani dell’atletica, quando magari in mezzo ci sono pure campioni olimpici. Non si campa d’aria, è giusto che anche l’atletica d’élite abbia i suoi spazi".

Torniamo a lei, come va la preparazione?

"Tutto okay, io sto alternando una giornata in cui preparo la gara individuale e una in cui assieme alle altre ragazze proviamo la staffetta".

E in staffetta come va?

"Bene, bene, i tecnici scherzando mi dicono che adesso non è che faccia meglio i cambi, ma tutto riesce meglio perché vado più forte".

Questa staffetta cosa può fare?

"Io credo si possa esprimere a livello di primato italiano: ci sono diverse ragazze molto veloci, se riusciamo a trovare l’amalgama giusto ci saremo anche noi".

Un po’ di rivalità tra di voi?

"Ci può stare, ma con alcune ci sono cresciuta e ho rapporti ottimi: a qualcuna posso aver tolto un po’ di spazio, ma è normale rivalità".

Ma intanto lei è l’unica a correre la gara individuale, nel primo mondiale d’atletica che si disputa negli Usa. Guardando il ranking mondiale stagionale non avrà vita facile e tra statunitensi e giamaicane sarà dura.

"Lo so, l’atletica è spietata, perché considera il centesimo e basta, vorrà dire che io per far bene dovrò a mia volta essere spietata".

Qualcuno dice che le pesa non aver migliorato il record italiano della Levorato...

"No, per me il 2022 è stato già l’anno dei grandi miglioramenti. Voglio fare ancora meglio, certamente, ma con calma, senza apprensioni, tempo al tempo".

Dieci anni fa, il suo ex dirigente Marco Benati, diceva che lei continuava a sognare olimpiadi e mondiali. Ora il sogno di una ragazzina è diventato realtà.

"Sì, io credo di essere maturata come persona e come atleta. Ora devo capire quanto valgo nell’atletica mondiale, un palcoscenico diverso da quello intorno a casa".

Ed è per questo che ha cercato gloria in meeting internazionali?

"Sì, credo che quelli siano la mia dimensione, purtroppo il Covid mi ha fermato quanto avevo in programma gare importanti". Tredici fa, lei arrivava dalla Costa d’Avorio, ci ricorda il suo primo pensiero all’aeroporto? "Ah, sì, ho pensato, ma quanti bianchi ci sono qui?".

Torniamo seri: quando è a Roma è seguita da Giorgio Frinolli, a Rubiera da Loredana Riccardi? C’è differenza tra questi due tecnici? "

Sono due persone meravigliose: con Giorgio ho iniziato un percorso nuovo e anche lui è una persona molto aperta e disponibile, ma con Loredana quando arrivavo al campo e mi guardava negli occhi capiva già i problemi che avevo".

Qualche scaramanzia?

"Tante, ma non si dicono, diciamo che servono per darmi una maggiore serenità nelle cose che faccio".

Ha pensato di farci qualche scherzo?

"Sì, se volete vedere la mia gara, in Italia saranno le 2,10 di mattina del 17 luglio, se passo il turno, il giorno dopo alle 2,33. E dunque giù dal letto".