Gandolfi ’spinge’ Spagnolo da Max "Menetti è fantastico con i play"

L’allenatore luzzarese ha allenato Matteo nelle giovanili della Stella Azzurra Roma

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di Cesare Corbelli

Il matrimonio fra la Unahotels e Matteo Spagnolo è già diventato il sogno dei tifosi biancorossi. A consigliare la destinazione reggiana per il classe 2003 è il coach luzzarese Lorenzo Gandolfi che lo ha allenato nelle giovanili della Stella Azzurra Roma e lo ha lanciato verso i grandi palcoscenici. "Se Matteo arrivasse a Reggio - esordisce coach Gandolfi - sarebbe la soluzione perfetta per lui. Menetti è sempre stato fantastico con i playmaker e, se vogliamo trovare un paio di difetti a Spagnolo, possiamo dire che deve migliorare tanto in difesa, soprattutto negli spostamenti laterali e nel tenere l’uno contro uno, finora si è affidato molto alla sua furbizia. Poi deve migliorare anche nella lettura del gioco di squadra; su entrambi questi aspetti, stare sotto Max sarebbe perfetto!".

In questo draft, sono stati scelti addirittura due ragazzi, Spagnolo e Nzosa, che ha lanciato nel grande basket: che cosa ha provato?

"È una soddisfazione immensa per me ma anche per tutta la Stella Azzurra, sono due predestinati. In particolare, Matteo è un ragazzo che fa diventare tutto facile anche quando di facile non c’è nulla. A 13 anni, si faceva, da solo, dieci ore di autobus diretto da Brindisi a Roma per allenarsi con noi un weekend al mese e disputare i tornei. Ha avuto addosso una pressione pazzesca fin da subito, quando segnò 78 punti in una partita a Mesagne. Bisogna fare i complimenti ai genitori, persone squisite che gli sono sempre stati a fianco, ma mai opprimenti". Quanto avete vinto insieme? "È arrivato da noi a 14 anni in pianta stabile ma lo abbiamo inserito nella squadra più grande degli Under 15: al primo anno abbiamo vinto lo scudetto di categoria. Poi tanti tornei in giro per l’Europa, in Ungheria e a Tenerife dove lo notò il Real Madrid, che poi lo prese".

Come è stato allenarlo?

"La cosa che mi ha colpito di più è il carattere. Non è un malato di allenamento, ma fa tante ore perché gli piace. A precisa domanda, ti risponde con naturalezza che a lui piace e basta. Ha due mani pazzesche, un arresto e tiro clamoroso, insomma io lo vedo un giocatore completo ma il suo asso nella manica è l’essere ancora molto giovane e, quindi, in evoluzione. Ammesso che per me potrebbe essere un azzardo andare ora in Nba, quello che ci è passato prima di lui si chiama Doncic, uno che sposta gli equilibri. Matteo non è potente ed esplosivo come lo sloveno ma ha un controllo del corpo incredibile che non ho mai visto in altri, fa canestro con una facilità disarmante e infine sa inserirsi nel contesto squadra perché è un ragazzo solare e sa farsi volere bene da tutti".