I nonni di Simoni salvarono il reggiano in fuga

Il profondo legame con l’Appennino del campione. Sarà testimonial della Granfondo Matildica e della Cronoscalata della Pietra

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Una storia di guerra lega Gilberto Simoni all’Appennino Reggiano. Il campione sarà al via della Granfondo Matildica e della Cronoscalata della Pietra di Bismantova, ma la sua presenza è anche l’occasione per ricordare una speciale storia di famiglia, il salvataggio di un montanaro reggiano che potè nascondersi nella casa nei nonni del fuoriclasse dei pedali.

A dieci giorni dal via della Granfondo Matildica, il testimonial della 50^ edizione, Gilberto Simoni, ha confermato la sua presenza con amici dell’Università del Pedale sia alla Granfondo Europea di domenica 17 luglio che alla cronoscalata della Pietra di Bismantova del giovedi precedente.

I partecipanti alla 50^ Granfondo Matildica e gli scalatori reggiani avranno l’opportunità di pedalare al fianco di un campione di due Giri d’Italia (2001 e 2003) e di 32 vittorie da professionista, tra cui una tappa al Tour de France e due alla Vuelta di Spagna. ‘Gibo’, 52 anni il 25 agosto, tornerà sui pedali (si ritirò da professionista nel 2010) per godersi lo spettacolo dell’Appennino Reggiano, in un evento a cui non ha voluto rinunciare.

"Ho tanti amici a Castelnovo Monti e Carpineti a cui sono legato anche per affetti e storia famigliare – spiega il nativo di Palù di Giovo (Trentino) –. Poi lo sappiamo: quello che accomuna noi sportivi è la passione per la bicicletta, e credo che le zone dell’Appennino reggiano siano comunque particolari, belle da vivere da dentro. La Granfondo Matildica ci offre questa possibilità in completa sicurezza, all’interno di una giornata dedicata a noi ciclisti. E per me, anche dopo tanti anni, un giro in bicicletta rimane la più grande passione".

La disponibilità di Gilberto Simoni quale testimonial dell’evento è legata anche al suo stretto legame con l’Appennino Reggiano, un legame scaturito da una storia che risale alla seconda guerra mondiale quando i nonni di Simoni nascosero in una baita sui monti di Trento lo zio di Cinzio Campani, ciclista dell’ASD Università del Pedale di Castelnovo Monti.

"Mio zio Enrico si trovava sul treno della morte e in sosta alla stazione di Trento riuscì a scappare verso le montagne – racconta Cinzio Campani –. Furono i nonni di Gilberto a dargli ospitalità e a proteggerlo dai tedeschi, così fra le nostre famiglie nacque una forte amicizia che si è tramandata fino ai giorni nostri. Ci vediamo spesso e da quando Gilberto ha smesso di essere professionista, ci troviamo a casa dell’uno o dell’altro ed abbiamo a volte anche l’occasione di pedalare insieme".