Legovich: "La mia Trieste avrà vita dura"

Il coach domani sfiderà la Unahotels: "Reggio ha un roster di livello, sarà una partita contratta perché in palio ci sono punti pesanti"

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di Francesco Pioppi

Un predestinato. È quello che si pensa quando nell’ambiente si parla di Marco Legovich, l’allenatore di Trieste che domani sera arriverà al PalaBigi per sfidare la Unahotels. A dirlo non siamo noi, ma i numeri che inevitabilmente gli disegnano questa etichetta. Con i suoi 30 anni è infatti il coach più giovane della Serie A, in un campionato in cui l’età media dei ‘timonieri’ è di 54,2 anni. Insomma, potrebbe essere il figlio di quasi tutti i suoi diretti avversari. Nel suo percorso di maturazione però non è stato saltato nessun passaggio, come confermano le stagioni di gavetta e apprendistato: 6 da secondo assistente con Eugenio Dalmasson e una da primo assistente con Franco Ciani.

Legovich, come ci si sente ad essere così giovani ma già così pieni di responsabilità?

"Vivo questa esperienza con molta carica e grande orgoglio, ovviamente il senso di responsabilità è altissimo anche perché alleno la squadra della mia città. Oltre a essere grato alla società per l’opportunità, la sto affrontando in maniera totalizzante, lavorando quasi 20 ore al giorno dentro e fuori dal campo".

Quali sono le difficoltà più grandi che sta riscontrando e quali invece gli aspetti che le vengono più naturali?

"Finchè non la provi non riesci a capire realmente la differenza tra l’essere assistente e l’essere head coach. Diciamo che la parte di campo è probabilmente la più facile rispetto ai fattori esterni, come la gestione delle dinamiche di gruppo, dei rapporti con la società… Ecco, essere capo allenatore non è solo chiamare i time out o gli schemi".

Avete messo a segno due belle vittorie con Napoli e Sassari e - nonostante un calendario non facile - state proponendo un’ottima pallacanestro: qual è il suo bilancio?

"È stato un inizio molto difficile perché nelle prime quattro abbiamo affrontato Pesaro, Bologna, Venezia e Tortona e ci abbiamo messo un po’ ad oliare il nostro sistema. I successi con Napoli e Sassari ci hanno dato fiducia e siamo in crescita, ma non dobbiamo abbassare la guardia, come ha dimostrato la sconfitta bruciante con Brescia nell’ultima giornata".

In sordina vi siete assicurati l’attuale capocannoniere del campionato: Frank Bartley (19,9pt) gran giocatore. Come nasce l’idea del suo ingaggio?

"Lo seguivo fin da quando era in A2 spagnola, al Valladolid, mi aveva colpito per la fisicità sia in attacco che in difesa. Inizialmente ha fatto fatica a pulire il suo gioco e ha avuto percentuali non proprio stellari, poi ha avuto una crescita notevole, assieme a tutta la squadra".

Avete da poco inserito Ruzzier che interessava anche a Reggio, cosa può darvi?

"L’obbiettivo ora è fargli ritrovare il ritmo partita che gli è un po’ mancato negli ultimi mesi. E’ un play puro, quindi può darci controllo del ritmo e coinvolgimento di tutti i giocatori, capacità di anticipazione e gestione del pick and roll. Potremo anche utilizzarlo assieme a Davis o con Bartley, con la presenza in campo di tre handler che può giovarci in certe situazioni".

Che gara si aspetta a Reggio?

"Molto complessa, con due squadre all’inizio un po’ contratte perché veniamo entrambe da una sconfitta. Reggio vorrà fare una partita di grande rivalsa per togliersi qualche scoria di dosso e credo che il rientro di Hopkins e Vitali, unito alla capacità di Cinciarini di innescarli, ci renderà la vita dura. Il roster è di livello e ha grande fisicità, noi proveremo a mettere qualche granello di sabbia nei loro meccanismi".