"Mi sono fatto da solo: amo lavorare e lottare"

Kassius Robertson, nuova guardia dell’Unahotels: "Spesso mi hanno sottovalutato e questo mi ha dato stimoli per farmi crescere"

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di Francesco Pioppi

Il nome di battesimo è di quelli importantissimi: Kassius, come Clay, ma con la K al posto della ‘C’ come nel caso del pugile leggenda. Il cognome invece è Robertson e c’è da giurare che il suo impatto sarà altrettanto importante per le sorti della Unahotels che gli ha dato fiducia. Classe ’94, nato a Toronto, 190 cm (scarsi…) per 82 kg, arriva a Reggio nel pieno di una carriera tutta in crescita e dopo un biennio da protagonista all’Obradoiro (14,5 punti e 3,7 assist di media) nella quotatissima Liga Acb.

Robertson, quali sono le sue prime impressioni?

"Sono super contento di essere qui, è stata un’estate molto lunga per me con gli impegni della nazionale e poi con il campionato canadese, ma sono davvero felice di aver firmato per Reggio. Ho conosciuto compagni e staff e sono stati tutti molto accoglienti, abito a due passi dal PalaBigi, ho visto i lavori e non vedo l’ora di entrarci e giocare. I tifosi italiani sono caldissimi, un po’ pazzi e mi piacciono molto".

Si parla di lei come di un giocatore in continua evoluzione, non più solo tiratore, ma anche ‘regista’ aggiunto in grado di creare vantaggi.

"Farò quello di cui la squadra ha bisogno. I primi anni in Germania e in Italia c’era bisogno che fossi soprattutto un realizzatore e attaccavo poco il ferro, mentre negli ultimi due in Spagna ho giocato tantissimo il pick and roll e l’evoluzione è arrivata qui, nel creare vantaggi sia per me che per i miei compagni. Questo sicuramente mi ha aiutato a crescere dal punto di vista della comprensione del gioco". Aveva anche altre offerte molto allettanti, perché ha scelto proprio la Unahotels?

"Con coach Menetti ho avuto un’ottima conversazione, mi è piaciuto molto quello che ci siamo detti e l’approccio che abbiamo avuto, poi giocare la Champions League è stato un altro fattore fondamentale. L’ho disputata solo il primo anno qui in Europa e dopo le coppe non le ho più fatte e scendere in campo solo una volta a settimana è davvero dura per me".

Sul suo avambraccio destro spicca la scritta ‘Self made’ (fatto da solo) che significato ha per lei?

"È in primis un’espressione artistica, ma diciamo che non ho mai avuto corsie preferenziali anche se ci sono state persone importanti che mi hanno aiutato lungo il cammino. Sono stato spesso sottovalutato ed è una condizione che tutto sommato mi piace perché mi spinge a lavorare più duramente di tutti gli altri per farmi conoscere ed apprezzare".

Domenica contro Tortona ha visto i suoi compagni all’opera per la prima volta: impressioni?

"Abbiamo fatto qualche errore difensivo, ma mi è piaciuto molto l’atteggiamento della squadra e la reazione alle difficoltà iniziali. È chiaro che ci vorrà un po’ di tempo per trovare la chimica giusta, ma ci mancano ancora tanti elementi importanti ed è normale che sia così".