Musetti, dopo il trionfo il tatuaggio di Ligabue

Ha festeggiato la vittoria su Alcaraz con il titolo di una canzone del rocker. Stessa scelta per il suo allenatore. La scritta: ’Il meglio deve ancora venire’

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di Giuseppe Marotta

"Il meglio deve ancora venire". Un inno alle motivazioni. Sono quelle che dovrebbero spingere ognuno di noi a raggiungere ogni giorno obiettivi, qualsiasi essi siano, dai più umili ai più ambiziosi. Tutti sono importanti. Niente come musica e sport sanno stimolarci: la prima con ritmo e parole, lo sport con i suoi esempi di perseveranza e di rottura della barriera dei limiti apparenti. Lorenzo Musetti, giovane talento italiano del tennis internazionale, ha coniugato il tutto tatuandosi il titolo di una canzone di Luciano Ligabue, artista di Correggio, in occasione del primo grande titolo in carriera, ovvero il trionfo nel torneo Atp 500 di Amburgo dello scorso 24 luglio, battendo in finale il favorito Carlos Alcaraz (6-4, 6-7, 6-4), a detta di tutti l’erede di Rafael Nadal, uno a caso insomma.

Il titolo del brano del "Liga", e quindi la frase del tatuaggio, è quella di inizio articolo: "Il meglio deve ancora venire". Tra l’altro un astro nascente del tennis che ha compiuto vent’anni lo scorso 3 marzo, non può che avere questo come mantra. Tanti lo chiamano "l’incantatore di serpenti" per gli "incantesimi" di cui è capace sul rettangolo gioco; lui, nativo di Carrara, non è mago di professione, ma una magia ad Amburgo l’ha fatta. Musetti è, infatti, il più giovane tennista italiano capace di battere un top ten (Alcaraz, classe 2003, era numero 6 al mondo nella classifica Atp e testa di serie numero 1 nel torneo) in finale nei circuiti maggiori.

Questo successo ha fatto balzare Musetti dalla posizione 60 alla 30 dell’Atp. Dopo infiniti elogi sui colpi e sulla tecnica, con conseguenti inevitabili scomodi paragoni, ecco il primo titolo, vero, tangibile. "Lo dedico alla nonna, ho un rapporto speciale con lei": dirà dopo la vittoria. Speciale come il feeling che c’è tra atleta ed allenatore, a maggior ragione negli sport individuali, e non fanno eccezione Lorenzo Musetti e coach Simone Tartarini, che aveva svelato proprio il retroscena sul tatuaggio: "C’era un patto tra di noi: ci saremmo fatti lo stesso tatuaggio nel momento in cui lui avesse vinto il primo torneo. Ad entrambi piace Ligabue, e ci faremo tatuare il titolo di una sua canzone che rispecchia esattamente il momento che stiamo vivendo: il meglio deve ancora venire".

Detto, fatto: è arrivato il primo titolo, è arrivato il tatuaggio che mette nero su bianco una sorta di patto tra coach e atleta, legame che forse non si riesce a comprendere totalmente se non lo si vive. E, visto che siamo in tema di ambizioni e di "Liga", ci viene in mente un verso di "Una vita da mediano": "Anni di fatica e botte e vinci casomai i Mondiali ...". O meglio: Wimbledon, torneo preferito di Musetti. Buena suerte.