"Più degli elogi avrei preferito una medaglia"

Melli racconta i suoi Europei: "Quarti maledetti che non riusciamo a superare. Con la Francia ce la siamo fatta sfuggire un po’ da polli"

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di Angelo Costa

Fuori dagli Europei nei quarti, come già un anno fa ai Giochi e troppe volte nell’ultimo decennio, Nicolò Melli si prepara a voltare pagina in fretta: già lunedì lo aspettano Milano e una stagione in cui ci sarà da confermare lo scudetto vinto e arrivare alla finale di Eurolega. Prima c’è da digerire questa avventura azzurra finita in lacrime, nella quale il lungo reggiano è stato come la chiesa al centro del villaggio, come diceva un vecchio allenatore del pallone: giocando fuori ruolo, in pratica unico centro della squadra, Nik ha fatto tante cose in difesa e in attacco che le cifre faticano a raccontare, dagli aiuti alle letture del gioco, e ha tenuto testa ai big Nba, reggendo l’urto di Antetokounmpo, domando Jokic mvp dell’ultima stagione americana e smorzando pure Gobert nella partita con la Francia che fino ai due liberi sparati sul ferro da Fontecchio sembrava vinta. Sulla solidità di Melli è lievitata una Nazionale che ha emozionato perchè capace di superare i propri limiti e che per questo è arrivata a un passo dal giocarsi il podio.

Nicolò, con che spirito ha salutato gli Europei?

"Lo stesso con cui un anno fa ho lasciato le Olimpiadi: mi porto via l’orgoglio di aver fatto parte di un gruppo eccezionale. Anche se dopo 102 presenze in azzurro, più che le emozioni e i complimenti avrei preferito una medaglia".

Come un anno fa avete stupito con la Serbia, poi avete ceduto alla Francia: non è cambiato niente?

"In comune ci sono quei quarti maledetti che non riusciamo a superare. Anche se stavolta con i francesi abbiamo giocato una partita migliore: un anno fa ce la siamo giocata fino in fondo, quest’anno ce l’avevamo in mano e ce la siamo fatta sfuggire un po’ da polli. Un piccolo passo avanti c’è stato".

La soddisfazione?

"Mi conoscete bene e sapete che la mia soddisfazione passa attraverso la squadra: aver giocato un buon Europeo, ma esser uscito ai quarti mi soddisfa a metà. Sarei stato più contento se avessi aiutato la Nazionale a conquistare una medaglia".

Il rimpianto?

"Non aver vinto con la Francia. Guardando all’intero percorso Europeo, la sconfitta con l’Ucraina: vincere quella partita ci avrebbe consentito di andare dall’altra parte del tabellone e forse avere un cammino più morbido. Eppure stavamo per andare in semifinale dopo aver battuto Serbia e Francia, con la possibilità di giocarcela con la Polonia, non certo una favorita della vigilia, come noi del resto".

Il segreto di questa Nazionale?

"La forza del gruppo non è un modo di dire: qui ognuno rende bene grazie agli altri".

Pozzecco ha detto che siete stati uno spot per il basket.

"Sì, è vero. Ma con un risultato importante sarebbe stato persino migliore".

Sempre a sentire il ct, non c’è giocatore al mondo meglio di Melli…

"Il Poz è bravo a motivare, sia il gruppo che i singoli: non sono il più forte al mondo, in ogni caso certi apprezzamenti possono restare nella memoria se li accompagni con una medaglia".

Cosa le lascia questa Nazionale?

"Come tutta la mia carriera, anche il rapporto con la maglia azzurra è andato in crescendo. Abbiamo vissuto belle emozioni, sarà bello ritrovarci fra un anno per giocarci la chance Mondiale. Non vedo l’ora".

Nicolò, si gira subito pagina: l’aspetta Milano. Cosa mette nel mirino?

"Ripetersi non sarà facile: questo è il primo obiettivo. Non ho ancora conosciuto i miei nuovi compagni, sulla carta i presupposti sono buoni: sta a noi far vedere sul campo la reale forza della squadra".

Ha avuto tempo di studiare la nuova Pallacanestro Reggiana?

"Ancora no, ma già il fatto di poterla affrontare di nuovo al Palasport di via Guasco è una cosa che mi fa piacere".