"Questa Unahotels è una squadra da playoff"

L’ex coach biancorosso Attilio Caja: "È una delle formazioni più interessanti della Serie A, se avessi potuto l’avrei costruita così anch’io"

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di Daniele Barilli

Attilio Caja, come ha vissuto questa estate?

"Benissimo. Mi sono riposato dopo una stagione estremamente impegnativa con tanto stress, tante trasferte e mille impegni".

Tra l’altro ha anche commentato le partite dell’Italia su Radio Rai...

"Sì, mi sono divertito. Un’esperienza molto bella con un’Italia che ha saputo emozionarci".

Cosa è mancato, a suo parere, per arrivare alla finale degli Europei?

"Un briciolo di fortuna. Siamo arrivati a un tiro libero dalla vittoria con la Francia e non credo che, da un punto di vista tecnico, si potesse fare di più. Fontecchio ha disputato un Europeo di altissimo livello, come diversi altri azzurri, e non si può recriminare. Quello 02 ai liberi è stato solo un episodio sfortunato".

Che impressione le ha fatto il reggiano Melli?

"Niccolò è un giocatore straordinario. Un vero pilastro difensivo che riesce a fermare anche veri giganti e che, in attacco, è in grado di metterli in difficoltà con la sua doppia dimensione interna ed esterna. Gente come lui e Datome ha la cultura del lavoro e della fatica quotidiana e questo fa la differenza".

Tra pochi giorni, però, riparte il campionato e lei, malgrado diverse offerte (Pesaro e Fortitudo Bologna tra le altre...), non ha una squadra da allenare. Cosa è successo?

"Sì, ho avuto vari colloqui, ma, alla fine, non si sono incastrate le rispettive esigenze. Sono grato a chi mi ha cercato, riconoscendo la bontà del mio lavoro, ma non sono coincise le tempistiche. E, allora, se non sei convinto fino in fondo, è meglio aspettare altre situazioni".

Avrà sicuramente seguito il mercato dell’Unahotels: cosa pensa della nuova squadra?

"Credo che sia stato fatto un ottimo lavoro. Mantenere la spina dorsale della squadra con le conferme di Cinciarini, Olisevicius e Hopkins è stata un’operazione intelligente. In più Barozzi e Talamazzi hanno compiuto scelte interessanti e positive. D’altronde, l’anno scorso, in tutti i nostri colloqui ho avuto modo di conoscerli bene e di apprezzarli. Giocatori come Vitali, Robertson, Funderburk e Amin sono atleti di alto livello. In più c’è Ponitka che è una sorta di ciliegina sulla torta".

Voglio provocarla un po’, non si arrabbi: le sarebbe piaciuto allenare questa squadra?

"I giocatori che sono stati scelti dall’Unahotels - conferma Caja - mi piacciono molto e così vi ho già risposto. Dal punto di vista tecnico, insomma, è la squadra che avrei costruito anch’io. Poi vi dico anche che il divorzio dalla Pallacanestro Reggiana è stato sereno. Lì da voi ho vissuto un anno e mezzo molto difficile ma, al contempo, bellissimo. L’ho già detto e non cambio idea. Probabilmente era giunto il momento di chiudere su entrambi i fronti".

A mente fredda, senza più il coinvolgimento emotivo, ha capito cosa non ha funzionato visto che i risultati sono stati estremamente positivi?

"Beh, era chiaro a tutti che con la presidente c’erano visioni diverse. Lei dirige, quella è casa sua e non contesto le sue decisioni. In questi casi non esistono verità assolute".

A suo modo di vedere quali obiettivi può raggiungere questa nuova Unahotels?

"In Champions si può provare ad andare avanti il più possibile. E’ una competizione di livello più alto rispetto a quella che abbiamo disputato noi, ma non è troppo stressante, come l’Eurocup per intenderci. Permette di rifiatare e di fare qualche pausa, per cui ci sono buoni margini per nutrire qualche ambizione. In campionato, tolte le squadre di alto livello, Reggio è una delle più interessanti con Trento e Brindisi e, a mio parere, può puntare ai playoff".

Sempre a mente fredda, ci conferma che la sua avventura a Reggio è stata indimenticabile, come ci aveva detto qualche mese fa?

"Assolutamente sì. Tra l’altro abbiamo fatto un conto per cui nell’ultima stagione abbiamo passato 4 mesi su 9 in albergo e in queste condizioni non c’è niente di semplice. Malgrado questo siamo riusciti a mantenere ottimi rapporti e devo dire che i giocatori mi hanno reso orgoglioso del lavoro fatto. E c’è un altro aspetto che ci terrei a sottolineare..."

Quale?

"Quando arrivai a Reggio, nel marzo del 2021, trovai una squadra in enorme difficoltà ed era più facile retrocedere che salvarsi. Già da lì il percorso fu in salita, ma capii subito che si poteva fare bene e ho avuto la fortuna di conoscere tante persone piacevoli come Sanpietro e Sassi".

Ha qualche rimpianto?

"No, l’unico rammarico è stato quello di non aver giocato al PalaBigi. Per come la squadra si era compattata, avrebbe entusiasmato tutto il palasport. Purtroppo non è stato colpa di nessuno".

Verrà qualche volta a Reggio?

"Sicuramente sì. E se tornerò da avversario non verrò mai con animo negativo. D’altronde quando in autostrada vedo l’uscita di Reggio nella mia testa passano solo dei bei film..."