"Sfida con il Cesena per la Serie B Montalto in C con il sigaro in bocca"

Il doppio ex Franco Varrella: "Il Rimini è partito forte, ora è fragile. I granata hanno trovato l’equilibrio. Il muro negli spogliatoi? Lo rifarei, ma oggi i giocatori non gradirebbero. Basta panchine, a 70 anni meglio insegnare"

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di Giuseppe Marotta

Molti lo ricordano fino a pochi mesi fa alla guida della nazionale di San Marino, che con orgoglio porta il monte Titano al cospetto dei colossi del calcio. D’altronde di scalate Franco Varrella se ne intende (il 25 gennaio compirà 70 anni). Nato a Rimini, è doppio ex della sfida di domani tra Reggiana e biancorossi, coi quali ha giocato in Serie C dal 1972 al ’74. Poi la carriera da allenatore. Una lunga arrampicata: gli inizi in Promozione, fino all’Europeo inglese del ’96, come vice di Arrigo Sacchi. Tra il ’97 e il ’99 la panchina granata, in B: prima un 11° posto, l’anno dopo la retrocessione in C.

Varrella, che partita sarà?

"La Reggiana ha iniziato così così, ma ha trovato equilibri straordinari. Il Rimini non deve perdere l’entusiasmo. All’inizio era una scheggia impazzita, ora è più fragile …".

Stanno venendo fuori i valori?

"Beh, si. Entella, Cesena e Reggiana hanno qualcosa in più. In seconda fila, il Siena".

Va bene, ma il campionato: chi lo vince?

"Vivo in Romagna e sono legato al Cesena, ma ho un vissuto molto forte a Reggio. Spero che queste due si contendano fino alla fine la B".

Domani è lecito aspettarsi tanti gol?

"Ammiro sia Aimo Diana che Marco Gaburro. Hanno idee di calcio offensivo, ma con equilibrio. Per esempio: il Gubbio si adatta all’avversario, la Reggiana, invece, impone sempre il proprio gioco. Immagino una gara che emozionerà".

Si gioca al "Giglio", che lei conosce bene.

"A settimane alterne vive il calcio della Serie A, ma sarà sempre la casa della Reggiana. Quando lo vedo pieno, il passato riaffiora, quella granata è una tifoseria unica".

Il trascinatore della Reggiana?

"Montalto: fa questa categoria con il sigaro in bocca".

Impossibile non chiederle del celebre muro che costruì negli spogliatoi di via Agosti.

"Mi faceva arrabbiare il fatto che i ragazzi stessero dentro lo spogliatoio per tanto tempo prima degli allenamenti. Adoravano i nostri massaggiatori, chiacchieravano e uscivano solo quando li chiamavo. Ho pensato a un modo per spingerli ad uscire prima, e nacque così il muro, che toglieva loro luce e... ossigeno. Gli dissi: ’Ad ogni punto raccolto per la salvezza, toglierò un mattone’. Per la classifica questo e altro, ma non riuscimmo a salvarci…".

Nel calcio di oggi lo rifarebbe?

"Perché no? Il calcio è cambiato nella tattica e nella tecnica, ma i rapporti di spogliatoio sono sempre gli stessi. Le dinamiche non cambiano. Forse oggi i calciatori si arrabbierebbero, però credo che nei gruppi sani ci sia empatia tra mister e gruppo e quindi potrebbe funzionare".

Ha ancora legami con Reggio? "Sento ancora qualcuno, come l’ex magazziniere Andrea Crotti, un amico".

Ci torna ogni tanto?

"Con grandissima gioia. Sono insegnante del settore tecnico, e ci sono anche lezioni a Reggio. La vostra concittadina Milena Bertolini, che guida la Nazionale femminile, seguiva le mie dimostrazioni: una soddisfazione".

Parole dolci per Reggio, nonostante tutto finì con due esoneri e la retrocessione in C.

"Fu un’esperienza straordinaria. Ci furono diatribe con Dal Cin, questo sì. Dopo Verona-Reggiana 2-5 mi chiamò dicendomi che aveva venduto Guidoni e Marasco proprio ai veneti…".

Ci sono i Mondiali: lei ha partecipato alle qualificazioni col San Marino.

"É stato straordinario affrontare il Belgio di Lukaku, l’Inghilterra di Kane, e la Polonia di Lewandowski".

Chi trionferà?

"Ho visto un’ottima Spagna".

Tornerà in pista?

"Basta, tra poco farò 70 anni… Ho affrontato l’Albania di Edy Reja, e gli dissi: ’Alla nostra età, chi ce lo fa fare?’. Ora mi dedico totalmente all’insegnamento nei corsi per allenatore".