Si torna a Bonn dove tutto iniziò 24 anni fa con una radiocronaca tra gli ultras tedeschi

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Il mondo al tempo dei dinosauri. Sono passati solo 24 anni, eppure sembra di vivere in un’altra era geologica.

Già, perché esattamente 24 anni orsono, il 7 ottobre del 1998, la Pallacanestro Reggiana, all’epoca targata Zucchetti, debuttava con grande entusiasmo nelle coppe europee guidata da giocatori come il "professor" Mitchell, Diegone Pastori, Gianluca Basile ormai in rampa di lancio insieme al suo “gemello” Alessandro Davolio, Yann "Tiramolla" Bonato, un tiratore micidiale come Tracy Moore e Flavio Carera. La prima partita della storia internazionale dei biancorossi fu in Coppa Korac contro i Dragons a Rhondorf, cittadina a una manciata di chilometri da Bonn (un po’ come dire Correggio e Reggio, per intenderci considerando anche le dimensioni di Rhondorf...), dove domani sera si esibirà l’Unahotels esordendo nella Championes League. E proprio questo particolare ha acceso in noi l’amarcord di quella partita che tutta Reggio visse con grande curiosità e trasporto.

Perché quello delle coppe era un pianeta affascinante che Reggio non aveva mai neppure sfiorato fino a quella sera. Da allora il club biancorosso ha fatto tanta strada anche in Europa, considerando che siamo ormai all’undicesima manifestazione continentale per la società cittadina, ma i ricordi per quell’esordio sono davvero particolari.

Un po’ perché si giocò in una palestrina da 1.500 posti non proprio consona all’importanza della manifestazione. Un po’ perché, tornando con la mente a quella sera, ci si rende facilmente conto di come il mondo si sia trasformato in questi 24 anni. All’epoca, infatti, non esisteva internet, i computer erano scatole semivuote, non c’era la possibilità di fare dirette televisive.

Per vedere la partita, insomma, bisognava andare in Germania. E per stare aggiornati c’era una sola possibilità: ascoltare la radiocronaca o leggersi il giornale il giorno dopo. Un abisso, insomma, rispetto agli streaming attuali e alle mille opportunità che ora si possono avere in ogni angolo del mondo.

Il problema, quella sera, fu che arrivando alla palestra di Rhondorf, un paio d’ore prima della partita in programma alle 19,30, ci accorgemmo che in quell’impianto non c’erano prese telefoniche. Fare la radiocronaca, insomma, sarebbe stato complicato anche perché i cellulari erano meno affidabili di oggi e, soprattutto, una telefonata dall’estero costava come una collana di diamanti. E quindi?

Quindi iniziò la caccia a un telefono e, tra mile difficoltà comunicative, alla fine a salvarci fu il custode della palestra. Andò a casa sua, prese il telefono fisso e lo portò in palestra. Poi con una prolunga riuscimmo a collegarlo all’ufficio della società tedesca, all’interno della palestra, e ad avere il segnale. L’unico problema era che la prolunga non arrivava in tribuna stampa per cui ci ritrovammo a fare quella radiocronaca in mezzo agli ultras dei Dragons che ci guardavano e ridevano. E fecero da simpatica colonna sonora per tutta la partita. Partita che, tra l’altro, finì con il successo dei tedeschi allo sprint per 71-68. In ogni caso i biancorossi guidati da Dado Lombardi si sarebbero rifatti al ritorno, conquistando un successo decisivo per la qualificazione ai sedicesimi di finale dove i biancorossi vennero poi eliminati dal Panionios Atene in cui giocava Roberto Casoli. Altre storie, altri tempi, un altro mondo.

Daniele Barilli