Triathlon estremo: 16 ore di ’lotta’ tra i fiordi

Nuoto, bici e corsa per Alberto Ronzoni, ingegnere di 39 anni: "Ho realizzato un sogno, mi sembrava di essere in un film..."

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di Claudio Lavaggi

Difficile, estremo, pazzesco? Tutti e tre gli aggettivi insieme e forse anche qualcosa di più per descrivere il ’’Norseman Xtreme Triathlon’ e l’unico reggiano che l’abbia mai portato a termine, Alberto Ronzoni della Beriv Triathlon.

Ronzoni è ingegnere informatico, ha 39 anni, sposato, un figlio di 10 anni, Simone, che già corre in bicicletta.

Ronzoni ha gareggiato in Norvegia, piazzandosi al 146° posto su 240 partenti nel tempo complessivo di 15 ore e 42 minuti. Partiamo dalla fine: 16 ore di fatica estrema, 440 euro di costo di iscrizione, premio finale una maglia nera.

"E’ vero, è così, ma in mezzo una valanga di emozioni, panorami che mozzano il fiato, la paura di non farcela, la felicità all’arrivo, queste cose non hanno prezzo".

Ma come le è venuto in mente di prendere parte a questa gara?

"Non sono un neofita, nel 2007 correvo in bicicletta, ma le gran fondo sono sempre di più agonistiche. Poi ho scoperto il triathlon, ho partecipato all’Iron Man di Cervia e mi sono innamorato di questa disciplina".

Spieghiamo l’Iron man?

"Sono 3,8 chilometri di nuoto al mare o al lago, seguiti da 180 chilometri in bicicletta e dalla maratona di km 42,195. Ma i cosiddetti estremi aggiungono anche grandi dislivelli nel ciclismo e tanto sterrato e arrivo a piedi su salite durissime".

Tornando alla Norvegia?

"Beh, ho partecipato l’anno scorso al triathlon di Livigno e sorteggiavano due posti per la Norvegia. Con i miei tempi non sarei entrato, ma il sorteggio mi ha premiato. Era un’occasione unica, non potevo declinare un invito così".

Ed eccoci nella terra dei fiordi.

"E’ proprio il caso di dirlo: questo triathlon ha alcune caratteristiche uniche. Non si parte da una spiaggia, ma una nave ti porta in mezzo all’Eidfjord a 3,8 chilometri dalla costa alle 5 di mattina. Poi ti fanno tuffare da un’altezza di 4 metri (the jump, il salto, ndr) e ti dicono che l’arrivo… è quel lumicino in fondo". E lei ha ascoltato i consigli? "Certo, acqua a 13 gradi, pioggia battente, ma ero dotato di muta, occhiali e cappuccio: quasi tutto coperto, escluso le mani e una piccola parte della faccia. Ho impiegato 1 ora, 31’52’’ e sono arrivato alla costa, per il cambio con la bicicletta".

Finalmente in bici?

"Insomma… salita dura immediata, pioggia battente e vento forte, non proprio il massimo. Verso l’80° chilometro ha smesso di piovere e le cose sono migliorate. Discesa e cambio per il tratto podistico".

Il più era fatto?

"A livello di tempo sì, perché in bici ho impiegato 7 ore, 08’ 15’’, ma il tratto a piedi è duro senza dimenticare l’opzione bianco-nera".

Cioè?

"Già al 25° chilometro si vede l’arrivo su una montagna che pare lontanissima. E li mi è venuto il dubbio di non farcela, ma fisicamente stavo bene, mi ero alimentato, dovevo farcela".

E i bianconeri?

"Al 32° chilometro c’è un bivio: i primi 160 salgono sul Gaustatoppen sino a quota 1900 metri ed è la via nera, gli altri li mandano in discesa nella pista bianca".

E quindi lei ha scelto la bianca?

"No, no, ero intorno alla posizione discriminante e ho dato tutto per arrivare al bivio entro i 160. Gli ultimi chilometri sono stati duri, con pendenze non corribili in cui dovevi guardare dove mettere i piedi, ma ce l’ho fatta e ho portato a casa la mia maglia nera".

Con grande soddisfazione... "Un sogno che si è realizzato, ero convinto di farcela, ma poi ti vengono tanti dubbi. Ma al ritiro non ho mai pensato".

Tutto in solitaria?

"No, e questo lo voglio sottolineare, mio cugino Davide Ronzoni è un grandissimo accompagnatore: in auto mi ha seguito nella parte ciclistica e a piedi ha finito con me la gara. E non è una cosa semplice, bisogna saperci fare, ma con lui ho un ottimo feeling".

E poi il ritorno in Italia.

"Altro mondo, in Norvegia, il contatto con l’acqua, la natura, sembrava di essere in un film quando una persona dispersa non incontra nessuno per ore e ore. Ora torno ad allenarmi qui, in pratica tutti i giorni rispettando le ore lavorative e alla domenica ci vuole un allenamento lungo".

Ha un allenatore?

"No, seguo una tabella, ma faccio tutto in proprio".