"Umiliazioni così non ne vogliamo più subire"

Il diesse Goretti: "Diana non rischia, ma la società esige passi avanti. La débâcle di Fiorenzuola deve far male allo stomaco dei calciatori"

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di Giuseppe Marotta

Direttore Roberto Goretti, si è ripreso dalla sconfitta di Fiorenzuola?

"Intanto le cose vanno chiamate col loro nome: non siamo stati sconfitti, siamo stati umiliati. Da responsabile della parte sportiva sono stato umiliato. Sono stato calciatore e ho perso tanto, però c’è differenza tra la sconfitta e l’umiliazione".

Togliamoci il dente: la posizione di Diana è a rischio?

"No, assolutamente. Abbiamo fiducia nel mister e nei i ragazzi per una reazione che deve necessariamente esserci".

La parola esonero, quindi, non vi è passata per la mente? "No. Fuori discussione".

Domenica, però, contro l’Ancona sarà importante. E se arrivasse una sconfitta?

"Ripeto nuovamente che la fiducia nello staff tecnico è forte, però parliamoci chiaro: i passi avanti vanno fatti... Nessuno vuole vivere più domeniche e lunedì del genere".

Come si esce da situazioni così?

"Ognuno di noi dovrà guardarsi dentro, assaporare questa sconfitta, perché deve fare male dentro lo stomaco. Deve venire la repulsione per la sconfitta. Dopo ciò, sarà fondamentale fare un reset: esaltare quanto di positivo c’è, e migliorare tutto il negativo che si è visto non solo a Fiorenzuola".

C’è stato un confronto con la squadra?

"Ho parlato ai ragazzi esponendo il mio punto di vista già domenica, un’ora e mezza dopo il 90’. Oggi (ieri) abbiamo parlato di nuovo al gruppo, che si è allenato, e domani (oggi) toccherà al mister".

Ci sono stati toni accesi?

"Non sono stato duro, né severo. In questi casi è facile parlare di ritiri, provvedimenti. Ho visto i ragazzi feriti, delusi da loro stessi, e abbiamo deciso di responsabilizzarli, rinnovando fiducia nella loro forza. Sono ragazzi con spessore umano".

Lei si è dato spiegazioni? Scelte tecniche, condizione atletica …

"Ognuno ha il proprio compito. C’è chi fa le scelte, c’è chi si occupa della preparazione fisica. Non entro nel merito. Credo, però, sia inutile focalizzarsi su un concetto preciso, è un complesso di situazioni".

Aimo Diana nel post partita ha fatto una forte autocritica usando anche frasi estreme come "forse ho problemi a fare l’allenatore".

"Il mister credo debba lavorare sui tanti ‘più’ che ha. Serve determinazione e dovrà essere bravo in questa settimana per far fare ai ragazzi il primo passo verso la ripartenza. In campo, comunque, vanno anche i calciatori: dobbiamo sterzare tutti. Esempio, se fino ad oggi ho lavorato dieci ore al giorno, ora ne dovrò fare quattordici. Se abbiamo fatto cinque allenamenti, magari ne vanno fatti dieci. Tutti dobbiamo dare di più".

Intende che vedremo più doppie sedute?

"Non intendo niente, era un esempio. Il senso è che dobbiamo fare ogni cosa possibile per migliorare, e quindi non va escluso nulla".

In questo avvio la Reggiana spesso ha dato la sensazione di non essere ancora "squadra".

"Dico sempre che il 1° luglio di ogni anno è un nuovo inizio radicale, c’è un reset. Chi diventa ‘squadra’ prima, ha un bel vantaggio. Per me il concetto di squadra è troppo importante. Raggiungere un identità comune è essenziale. Accortezza, spirito di sacrificio, saper difendere la propria porta. Ecco, nessuno deve offendersi se dico che ad oggi noi questo obiettivo non lo abbiamo raggiunto. Step by step dovremo arrivarci".

E al momento a che percentuale siamo?

"Prima capiamo chi siamo… il conto lo faremo più avanti".

Questo 5-0 rimarrà nella storia delle disfatte granata.

"Lo sanno i ragazzi e lo so anche io, e questo mi rode da morire. Per questo bisogna essere uniti, aiutarsi, difendersi. Ecco, difesa, è una parola che adoro. Mi ricordo i Chicago Bulls: tutti erano esaltati da tre top player offensivi, ma vinsero grazie ai tre migliori difensori della Lega. Bisogna vincere i duelli: l’avversario non mi deve superare".

Domenica ovviamente si aspetta una reazione.

"Deve esserci. Se si vuole stare a Reggio bisogna essere sempre pronti alla pressione, altrimenti non si può stare in questa città".

Cosa ha capito di Reggio in questi primi mesi?

"Ho respirato una città che lavora, che ha grande voglia, con la ’v’ maiuscola. In merito penso che sia importante incarnare le caratteristiche della città in cui giochi".

Impossibile vedere almeno un bicchiere mezzo pieno del match di domenica scorsa.

"Vero, anche se ttobre sarà importante, e questa partita ha palesato i nostri problemi. Forse troppo: li hanno visti fino a Trento… A Fiorenzuola si sono presentate tutte insieme le avvisaglie delle altre partite, ma esposte alla massima potenza".