"Vorrei essere Ibra, uno che aiuta la squadra"

Montalto si racconta: "Non mi piacciono gli attaccanti che toccano un pallone in tutta la partita. Qui perché ho una sola parola"

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di Francesco Pioppi

Calore, passione e adrenalina. Sono queste le tre parole che Adriano Montalto ha utilizzato ripetutamente all’incontro con i media e a pensarci bene, effettivamente, sono termini che sembrano definirlo molto bene. Aggiungeremmo ‘istintivo’, ma nel senso migliore, quello che indica la spontaneità di un personaggio molto diretto (e quindi apprezzabile) in un mondo fatto di ‘paracarri’.

Montalto, contro il San Donato Tavarnelle è arrivato il suo primo gol in maglia granata, possiamo dire che si è chiusa la brutta parentesi dell’espulsione di Siena?

"Per me si è chiuso poi è normale che io abbia sbagliato, è giusto che la società mi abbia multato, perché è stato un mio errore e posso dire che mi vergogno. Hanno puntato forte su di me e alla seconda presenza mi sono fatto cacciare in quel modo: fossi stato un tifoso mi sarei mandato affanculo anch’io. Ho 34 anni e non posso fare certe cose e vorrei dire una cosa…". Prego.

"Qualche giorno dopo l’espulsione è arrivato Ernesto (Terra, collaboratore di Goretti, ndr) era sera e stavo mangiando da solo: mi ha dato una pacca sulla spalla e poi mi ha detto una frase che resta tra noi, ma che mi ha fatto capire tante cose e mi ha rincuorato. Per questo quando ho segnato ci siamo abbracciati: che sia Milan, Juve o San Donato il calcio dà sempre le stesse emozioni. L’altra sera ho visto il Catania e c’erano 10mila persone allo stadio…Io ho bisogno di questo, del calore, della passione, dell’adrenalina".

In Serie C aveva la fila e anche in B aveva parecchie pretendenti, perché ha scelto proprio la Reggiana?

"Non rientravo nel modo di giocare di Inzaghi e dovevo per forza andare via dalla Reggina e conoscendo tante persone che hanno giocato qui come Cremonesi, Rosafio e lo stesso Nardi, con cui ho sempre avuto un buon feeling, mi hanno confermato che è una piazza che vive di passione e questo è fondamentale per me. E poi avevo dato la mia parola a Goretti tempo prima della fine del mercato e sono uno che non se la rimangia: la mia parola è una sola". Nel corso della sua lunga carriera ha avuto un attaccante a cui si è ispirato?

"A me il calcio piace tantissimo e quindi guardo un sacco di partite…Se mi chiedete chi vorrei essere, dico Zlatan Ibrahimovic, uno che ha tecnica, personalità, fa gol, ma aiuta anche la squadra. A me onestamente non piacciono gli attaccanti che toccano un pallone in tutta la partita…Anche se fanno gol. Io se vedo i miei compagni in difficoltà voglio aiutarli".

Ha iniziato a lavorare con i compagni ai primi di settembre: fisicamente a che punto è?

"Al 6070%... Poco? Se volete vi dico che sono al 90% ma non è così".

Esulta facendo la mossa del ‘tagliagole’, singolare…

"C’è una storia dietro ed è riferita a una squadra ma preferisco non dirlo perché se poi l’anno prossimo la incontriamo…".

Lei è siciliano, nato nella bellissima Erice: cosa si porta dentro della sua terra?

"Sono solare, mi piace divertirmi, fare gli scherzi, conoscere gente. Cerco sempre di dialogare e studiare le persone e il posto in cui mi trovo".