"Facciamo come l’Atalanta con il Liverpool"

Alvini carica i suoi: "Il 7-1 è stata una lezione che non mi aspettavo ma vedrete che reagiremo come hanno fatto i ragazzi di Gasperini"

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di Stefano Chiossi

Dopo 43 giorni dalla vigilia di Reggiana-Chievo (16 ottobre), Massimiliano Alvini torna in conferenza stampa.

Nel mezzo è accaduto di tutto a causa del Covid. E il trainer di Fucecchio ha il volto tirato, di chi non ha ancora smaltito le scorie residue.

Alvini, dopo aver contratto il virus come sta?

"E’ stata dura. Per tutti. Sono momenti difficili che non auguro a nessuna altra squadra, o tantomeno persone. Ringrazio chi mi ha portato da mangiare alla sera mentre ero in isolamento. Per il resto ci sarebbero da dire tante cose…".

Tipo una partita persa a tavolino mentre eravate chiusi in casa a lottare contro il Covid...

"Arriviamo dall’ennesimo giro di tamponi e per fortuna siamo tutti negativi. Abbiamo fatto le cose in maniera correttissima; sempre, sempre… sempre (lo ripete tre volte con sguardo fisso, ndr). Ma la cosa vergognosa è che la classifica, oggi, viene determinata dal virus. Se non ci salviamo per un punto è colpa del Covid... C’erano tutte le possibilità di gestire l’emergenza in un altro modo".

E vale anche per la partita di Ascoli.

"Il calendario dice che abbiamo giocato 6 match, ma quella trasferta è stata una farsa. Avevamo avuto un giocatore febbricitante post Chievo; c’erano i numeri per scendere in campo, però a posteriori andava gestita diversamente. In questo mese e mezzo ho fatto solo appelli di buon senso, senza attaccare persone o istituzioni. Non mi appartiene; non ci appartiene come società, che ricordo è stata l’unica al mondo a non fare ricorso. Ma eravamo malati (si prende una pausa)… E non dovevamo essere schiacciati in quel modo".

E dopo il miracolo col Venezia, la pesante batosta di Lecce.

"Premessa: fino a sabato scorso, come neopromossa, avevamo fatto un grandissimo percorso. Sul 7-1 sarò franco: è una lezione che non ti aspetti. Però ci servirà per migliorare; nessun allenatore o giocatore vuole percorrere quella strada (riferendosi al netto risultato, ndr), ma a volte può essere necessaria. Guardate l’Atalanta, che ha perso 5-0 con il Liverpool e poi è andata a vincere in trasferta. Inoltre bisogna capire una cosa". Prego.

"Per quindici giorni non ci siamo allenati. È inevitabile perdere i valori che hai, anche se è stato poco sottolineato. In ogni caso la passata stagione qualcuno ci sbeffeggiava dopo una netta sconfitta; peccato che la Reggiana è in B, loro invece sono rimasti in un’altra categoria (il riferimento è al Carpi, ndr). E a proposito: ho sentito dalla televisione che al fischio finale di Lecce avrei detto ‘Tanto dovrete venire a Reggio Emilia’; Alvini non lo ha mai fatto. Si sono comportati bene, a parte un giocatore con cui ho avuto da ridire (il tecnico non ha voluto fare il nome. A fine partita c’erano stati battibecchi con Adjampong e Lucioni, ndr)".

Il patron Amadei, in un’intervista al Carlino in settimana, ha detto bonariamente che li avete esaltati, e che avrebbe giocato più coperto. Vi siete sentiti?

"Mi piace quando mi chiama e mi consiglia. È da più di un mese che non lo vedo e vorrei davvero abbracciarlo (il volto del trainer stavolta si illumina). Il patron ha sempre ragione, e tutto quello che dice è giusto, davvero. Massimiliano Alvini però è un allenatore che gioca per vincere. Un obiettivo solo. Contro qualsiasi avversario, senza voler peccare di presunzione".

Non abbiamo ancora parlato della Cremonese.

"Non mi spiego l’ultimo posto, vista la rosa di assoluto valore. Massimo rispetto quindi, ma il focus è tutto sui miei giocatori. Farò 3-4 cambi, senza però chiamarle bocciature. L’infermeria? Gyamfi torna col Cosenza fra due giornate, così come Germoni. Tutti gli altri ci sono".

Inevitabile un ultimo ricordo su Maradona.

"Empoli-Napoli del 1987, avevo 17 anni. Il babbo non aveva mai dato un calcio al pallone, ma l’ho convinto a prendere i biglietti. E così in un angolo del ‘Castellani’ ho visto Diego Armando Maradona. È stato il calcio, inteso come gioco, ma anche tutta la passione e l’amore che circonda questo sport".