di Giuseppe Marotta
"Ah, da quando Greco non gioca più, non è più domenica": prendendo in prestito, con modifica, questo versetto di Cesare Cremonini, i compagni di Salvatore ’Sasà’ Greco hanno dato, con uno striscione posizionato nello spogliatoio della Sanmichelese, la giusta dimensione all’apporto che l’ormai ex bomber ha dato al calcio dilettantistico.
Greco (43 anni compiuti il 27 aprile) domenica ha giocato contro il Fiorano (2-2 il finale) l’ultima partita della sua lunghissima carriera. Un cammino da ben 381 reti tra Serie D ed Eccellenza (fa eccezione la stagione attuale in Promozione con i modenesi).
Sasà Greco: ha chiuso, tanto per cambiare, segnando nella gara d’addio al calcio.
"E con un’annata da 15 gol. C’era la mia famiglia al campo, ne ho segnati tanti ma questo è stato emozionante. Domenica non pensavo al gol: neppure ricordo come l’ho colpita…".
Ha deciso di chiudere in casa.
"Esatto, anche se c’è l’ultimo turno in trasferta. Ringrazio dirigenza, compagni, tutti. Mi hanno omaggiato in una maniera indescrivibile. Giuro: non me l’aspettavo".
Come l’hanno festeggiata?
"Ho ancora la pelle d’oca a parlarne. Con una scusa il mister mi ha portato via dallo spogliatoio. Poi ho visto uscire tutti i compagni con una maglia col 380, il numero dei miei gol. Segnando, però, ho rovinato loro la sorpresa (ride, ndr)".
C’è dell’altro?
"Hanno realizzato uno striscione con una frase modificata di un brano di Cremonini e la società mi ha premiato con una targhetta".
Nelle maglie celebrative c’era anche scritto "era ora" (ride di gusto). "Sui social mio fratello Giuseppe aveva commentato così un mio post sull’addio al calcio, negli ultimi anni mi prendeva in giro sul fatto che fossi vecchio per giocare".
Un tuffo al passato. Gli inizi nella sua Calabria.
"Sì, sono di Cariati, provincia di Cosenza, anche se sono al nord dal 2000: vivo a Formigine con mia moglie, e lavoro a Modena alla Fervit. Ho fatto le giovanili al Crotone, poi ho iniziato in D, e 23 anni fa sono arrivato al Castel San Pietro, grazie al dirigente Gianni Galli e a un procuratore".
Le esperienze più importanti?
"Pavullo e Bagnolo, ma anche Rubiera".
Ricordiamo le squadre reggiane.
"Ho giocato per Bagnolese, Rolo, Folgore Rubiera, Campagnola, e Arcetana".
I successi più importanti?
"Non mi piace elencarli. A volte sono arrivato secondo ma in annate che ricordo con più emozioni rispetto ai trofei. Sicuramente i due campionati di Eccellenza vinti fanno piacere, ma anche i vari podi raggiunti a Pavullo".
Tornando a domenica: chi c’era della sua famiglia?
"Mia moglie, e anche mio padre e il mio nipotino Francesco di 9 anni. Loro due sono venuti dalla Calabria per l’occasione".
Francesco gioca a calcio?
"Sì! Condividiamo la passione per il Milan e ogni domenica mi chiamava per chiedermi della mia partita. Lui vorrebbe tanto che continuassi…".
Ha ricevuto telefonate?
"Una marea, anche messaggi. Non me l’aspettavo. Ho apprezzato il fatto che molti stimino prima la mia persona del calciatore".
I momenti più difficili?
"In 24 stagioni e in oltre 600 presenze è normale che tutto non vada liscio. Qualche infortunio, qualche incomprensione, ma nei momenti duri si cresce di più".
E quelli più belli?
"Troppi...ho avuto la fortuna di fare tantissime stagioni segnando sempre dai 22 ai 32 gol, in gruppi fantastici".
Un gol in particolare che ricorda? "Uno contro la Casalese. Loro erano penultimi e nel finale avevano trovato l’1-0. Esultavano come i pazzi. Il loro portiere ancora festeggiava, e segnai da centrocampo. Poi vincemmo 3-1, tutto in pochi secondi…".
Cosa farà in futuro?
"Mi piacerebbe fare il direttore sportivo. L’allenatore non so: vedo, guardando anche alcuni amici, che è un ruolo che rende molto nervosi…".