"La strada è quella giusta, Reggio si salverà"

Dusan Sakota, figlio del coach, sta seguendo in questi giorni gli allenamenti dell’Unahotels: "Con Brindisi sconfitta difficile da digerire"

"La strada è quella giusta, Reggio si salverà"

"La strada è quella giusta, Reggio si salverà"

di Francesco Pioppi

In questi giorni a seguire gli allenamenti della Pallacanestro Reggiana c’è sempre un ospite davvero speciale: Dusan Sakota, ex giocatore di ottimo livello e figlio del coach biancorosso Dragan. In carriera ha vinto anche due volte l’Eurolega con il Panathinaikos (2007 e 2009) e cinque scudetti, ma di darsi delle arie non gli passa nemmeno per la testa. Così, con la consueta disponibilità che lo ha fatto apprezzare anche con le maglie di Varese e Pesaro, ci ha dato il suo punto di vista sull’attuale Unahotels. Da un osservatorio ovviamente privilegiato e con l’esperienza di chi, a quasi 37 anni, ne ha viste un po’ di tutti i colori e in tanti paesi diversi.

Sakota, come mai da queste parti?

"Sono venuto qui con mia moglie e con mio figlio per fargli conoscere l’Italia e poi perché vorrei seguire più da vicino la squadra e mio padre Dragan. Mi fermerò circa due settimane: è sempre un divertimento per me restare nel mondo della pallacanestro".

Quali sono le sue prime impressioni su questa Unahotels?

"Li ho visti in tv e ho osservato anche i dettagli degli allenamenti, quindi ovviamente non è la prima volta… Le impressioni sono buone, certo quella con Brindisi è stata una brutta sconfitta, difficile da digerire, ma credo che il gruppo sia sulla strada giusta e nelle ultime tre partite (Trento, Milano e appunto Brindisi, ndr) si è visto un buon atteggiamento".

Cos’è mancato per portare a casa la vittoria contro l’Happy Casa di coach Frank Vitucci?

"Nella pallacanestro succede sempre così, quando una squadra ti concede due o tre opportunità di vincere e tu non le prendi, poi arriva sempre la punizione. Purtroppo nell’ultimo quarto è mancata un po’ di energia. Sarebbero bastate un paio di buone difese e un paio di tiri in attacco e ce l’avrebbero fatta, ma non c’è da fare drammi. La strada è ancora lunga, ma è quella giusta. L’intensità che vedo in allenamento è alta e i ragazzi devono continuare a credere in quello che fanno. Alla fine sono convinto che si salveranno".

Domenica c’è la trasferta a Pesaro, in una città che per lei ha certamente un significato particolare.

"Pesaro per tanti motivi sarà sempre una delle mie squadre del cuore, per tutta la mia vita. Dopo tutto quello che abbiamo passato nel 2010 (Dusan rischiò la vita per un’emorragia interna dopo uno scontro di gioco e fu salvato con un mezzo miracolo, ndr) sia io che la mia famiglia gli saremo sempre grati perché ci sono stati vicini e ci hanno sempre sostenuto in questi anni. È sempre un piacere vedere la loro gente però, solo per questa domenica, spero che possa vincere Reggio che ne ha davvero bisogno. Seguirò sicuramente la partita e probabilmente sarò al palazzo".

Che tipo di sfida si aspetta?

"Molto dura, Pesaro è uno dei migliori attacchi del campionato fino a questo momento (86,6 a gara), quindi se Reggio vuole vincerla deve mettersi sotto in difesa e cercare di spezzare il loro ritmo. Più o meno proprio come ha fatto anche nei primi 30 minuti a Brindisi".

In futuro si vede più coach o dirigente?

"Onestamente mi sentirei più a mio agio come dirigente, ho avuto l’esempio di mio padre che ha fatto il coach per 30 anni e io ho giocato per 18… C’è troppo stress (ride, ndr)".