di Giuseppe Marotta
Un reggiano in Islanda: non è il titolo di un romanzo nordico, ma la storia di Martin Montipò (nato il 9 aprile 2000, centrocampista), che ha scelto di intraprendere un’avventura calcistica nell’isola dei vulcani. Ha un passato nelle giovanili della Reggiana e di recente ha firmato per l’Akranes, Serie A islandese.
Montipò, come ci è finito in Islanda?
"Mia madre è islandese, da un po’ le dicevo ‘perché non prendo la doppia cittadinanza?’ Da qui è iniziato tutto".
A trasferirsi lì, ce ne passa.
"L’opportunità è nata a causa della pandemia: ero fermo da un anno, mio zio conosce persone del mondo del calcio in Islanda che potevano darmi una mano e allora ho preso contatti. Ed eccomi qui".
È già in Islanda?
"Sì, sono venuto a febbraio per fare dei provini e sistemare il passaporto. Sono piaciuto a diverse squadre e ho scelto la Akranes, società storica (ha vinto 18 scudetti, ndr)".
Serie A...
"Qui è seguitissima, non vedo l’ora di giocare. Il campionato è iniziato i primi di maggio, terminerà a settembre. Ora sto giocando in prestito al Kari".
Per ambientarsi?
"Sì, il Kari è la seconda squadra, milita in Serie C. È un po’ come la Juventus Under 23. Ho esordito venerdì scorso in un 4-4 dove ho segnato un gol su rigore e fatto un assist. Tra un mese tornerò all’Akranes e ho un sogno".
Quale?
"In B e C islandese qualche italiano si è visto, ma se non sbaglio potrei essere il primo italiano ad esordire in A".
Nel mirino il ritorno in Italia?
"Non è detto. Il contratto con l’Akranes è fino al 16 ottobre, poi farò un bilancio. Tanti islandesi vanno a giocare in Norvegia e Danimarca, non escludo nulla".
Studierà anche?
"Al momento no, mi sveglio e penso solo al calcio".
Dove vive?
"Da solo, in un appartamento a Akranes, a mezz’ora abbondante dalla capitale Reykjavik".
Non un clima mediterraneo… "Decisamente (ride, ndr). Settimane fa c’erano -2 gradi, ma percepiti erano -11 a causa del vento. Ora siamo sugli 8 e per loro è quasi estate. Ci prendiamo in giro a vicenda per questo …".
Con la luce come andiamo?
"Ora c’è quasi sempre. Vado a letto alle 23, non è facile prendere sonno col sole che filtra dalla finestra, devo abituarmi …"
Per non parlare della lingua.
"Diverse parole le capisco. Mia madre qualcosa me l’ha insegnata, ma qui l’inglese è più di una seconda lingua, io me la cavo e non ho problemi".
Gli impianti come sono?
"Avete presente le foto che girano con stadi incastrati tra fiordi e laghi? Ecco, non proprio così ma quasi. Quello di Akranes è a due passi dal mare, tira sempre il vento. Molti sono in erba sintetica, e il tifo è caldo, anche se ora causa Covid possono accedere solo 200 tifosi".
Torniamo un attimo a Reggio. Cos’è per lei la Reggiana?
"Fino ai 10 anni ho giocato nella Fides, poi sono passato alla Reggiana e ho fatto tutta la trafila nelle giovanili, facendo anche il ritiro in prima squadra quando c’era Leonardo Menichini. La Reggiana è speciale: lo scorso luglio ero con amici in auto in circonvallazione per fare festa dopo la promozione in B".
Poi il passaggio al Parma.
"Dopo la famosa notte di Siena, è successo quel che sappiamo, con il fallimento. Così sono andato a Parma, poi Lentigione, Felino e Piccardo, ma qui senza mai giocare causa pandemia".
E ora l’Islanda. Le dico buonaserata o buongiorno?
"Va bene buona serata, anche se sono le 21 e c’è il sole …"