Reverberi elogia la squadra: "In pagella merita 7"

"È mancata la vittoria, ma è sempre più difficile riuscirci con il nostro budget e abbiamo pagato l’inesperienza"

di Angelo Costa

E’ mancata la vittoria di tappa, ma sono arrivati cinque piazzamenti nei primi dieci: meglio di tanti squadroni del Pro Tour, come la Bora e le francesi Area e Cofidis, tanto per far qualche nome. Che il Giro d’Italia della Green Project Bardiani Csf Faizanè sia stato buono non lo confermano solo i numeri: ne è convinto anche Roberto Reverberi, che ha guidato in ammiraglia un team fra i più giovani in corsa, oltre che il più italiano di quelli al via.

"Aggiudicarsi una tappa è sempre l’obiettivo di partenza: non è mai facile centrarlo, ma non siamo stati gli unici a non riuscirci, è andata così anche per altre sette delle ventidue formazioni in corsa. Forse potevamo raccogliere qualche piazzamento in più, magari in volata dove abbiamo peccato di esperienza, come può succedere a un gruppo giovane, o sfruttando meglio qualche occasione di fuga", racconta il team manager della squadra reggiana, la più longeva della storia rosa con più di quaranta partecipazioni.

Scorrendo il dettaglio delle tappe, nei dieci il Green Team è finito tre volte con Fiorelli (terzo a Roma, dopo un settimo e un ottavo posto nella prima settimana) e due con Tonelli, una volta ottavo e l’altra quarto al termine di una lunga fuga.

"Che voto do alla mia squadra? Tutto sommato discreto, diciamo sul sette, perchè diversa è la nostra base di partenza: rispetto a team che hanno budget superiori, i nostri piazzamenti hanno un valore maggiore", spiega Reverberi, concorde quando si scomoda il paragone con una provinciale del calcio: si parte sempre sperando di sorprendere, a volte ci si riesce e altre no, ma esser stati in linea con club più prestigiosi è comunque un bel risultato.

IL bello del nostro Giro è stato esser spesso presenti nel vivo della corsa, secondo la filosofia che ci ha sempre guidato. Il brutto è quello di aver perso qualche occasione, come sul Gran Sasso, o quella sul Sempione, dove non siamo riusciti a entrare nella fuga. Ci è mancato anche Zoccarato, fermato dalla febbre, lo stesso Covili avrebbe potuto farsi vedere di più, almeno fino a quando un virus non l’ha costretto a ritirarsi, aggiunge il tecnico cavriaghese, guardando a un Giro che ai team come il suo, appartenenti alla categoria professional, ha lasciato una vittoria sola, quella della Eolo con Davide Bais proprio sul Gran Sasso.

Bilancio in attivo, insomma, per lo storico college reggiano, che al piano alto del ciclismo ha appena consegnato in maglia tricolore Filippo Zana, secondo italiano in classifica dopo Caruso e vincitore di una tappa. "In ogni Giro si può fare meglio, ma da queste tre settimane non usciamo delusi: in generale, ripeto, è stato un Giro come ci si poteva attendere". Con cinque piazzamenti che, in tempi di squadroni voraci di punti per la classifica mondiale, pesano parecchio.

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