Reggio Emilia, 4 aprile 2011 - IL LUPO continua a manifestare la sua presenza nel territorio montano dal crinale appenninico alla collina lasciando ovunque le tracce degli animali predati. L’ultima preda è un cinghiale rinvenuto ucciso e dilaniato ieri mattina in località Cava di Collagna, solo qualche centinaia di metri a monte della statale 63 in corrispondenza dell’abitato di Valbona. A rinvenire la carcassa del cinghiale azzannata dal famelico predatore (foto) è stato di prima mattina l’agente della polizia municipale dell’Unione Comuni Alto Appennino, Alfio Fiorini, durante un sopralluogo alla Cava di Collagna. Una pattuglia della Polstrada di Castelnovo Monti in servizio nella zona, informata dal vigile Fiorini, si è recata sul posto dove ha potuto constatare la presenza dell’ungulato mutilato dai suoi predatori.

L’ALTRA MATTINA, nel corso dell’operazione di censimento dei caprioli che ogni anno viene eseguita in questo periodo con la collaborazione del movimento venatorio, alcuni cacciatori appostati a valle della frazione di Valbona hanno avvistato quattro lupi poco distante dal punto in cui è stato ucciso il cinghiale. Altri animali sono stati visti da automobilisti mentre attraversavano la statale 63 sia nella zona di Sparavalle, sia nel tratto fra Busana e Collagna.
Recentemente in località Campo di Ligonchio, secondo il racconto dell’imprenditore agricolo Zambonini, i lupi sono entrati in un recinto equestre vicino al paese, hanno assalito una cavalla azzannandola selvaggiamente fino ad ucciderla.
Nella zona di Casina, oltre a predare il gregge, l’ultimo episodio riguarda un capriolo catturato dal lupo nel cortile di un’abitazione in località La Canala. Anche se gli esperti assicurano che il lupo non attacca le persone, anzi alla loro presenza fugge, si sta diffondendo fra la popolazione locale una certa preoccupazione per la presenza considerata «eccessiva e pericolosa anche per gli animali domestici».
 

Nel recente incontro promosso dal Parco nazionale a Cervarezza in merito al progetto europeo «Life Ex-tra», sono stati esaminati i risultati di un’indagine curata dall’Università dell’Aquila sul «conflitto uomo-lupo». Da ciò è emerso non è il lupo a creare le maggiori tensioni fra parchi e l’opinione pubblica, ma piuttosto le limitazioni che le aree protette comportano, come ad esempio quella al taglio del bosco. Il lupo, che in questi ultimi decenni ha riconquistato il territorio appenninico, secondo gli studiosi, non può arrivare ad un’eccessiva presenza in quanto ogni nucleo familiare (formato da 3-5 esemplari), avendo bisogno di molto spazio, costringe gli altri a emigrare.