Reggio Emilia, 18 luglio 2011 - Settantatrè anni di professione: il decano dei professionisti dell’intera Emilia-Romagna. E ancora pìù anni di studi sino a concludere un lungo percorso di ricercatore con una monumentale opera storiografica mai realizzata prima.
 

A soli 18 anni – era il 1938 – Ugo Bellocchi già era tuffato nella carta stampata, lavorando per quel “Solco Fascista” che all’epoca era l’unico quotidiano in parte dedicato anche a cronache reggiane. Da universitario (e anche da militare di leva) aveva continuato a inviare corrispondenze da Reggio alla sede bolognese del Carlino, e – una volta avviatosi alla professione – nel pieno della seconda guerra mondiale, era stato posto a capo della prima redazione reggiana del nostro quotidiano, che sfornò la sua prima pagina il 7 aprile 1942. Là, in due stanzette al primo piano dello stabile di piazza del duomo che guarda l’accesso a “Sottobroletto”, non si lavorò solo alle notizie. Là, dopo il fugace “momento del consenso” vissuto soprattutto dai più giovani, si fece ben presto quel tanto di fronda che poteva sfuggire al rigore monopolistico dell’informazione di regime.

Attorno al capopagina,di idee politiche orientate tra il cattolicesimo popolare e le pulsioni socialiste, c’erano infatti diversi personaggi che si sarebbero poi posti in luce nella resistenza (tra cui Amilcare Bedogni, Sergio Vecchia, Gianni Morselli, William Lamperini, Renzo Baldi). Spesso, alla sera, vi capitava Nilde Iotti. E ben presto si passò a riunioni clandestine dei componenti del comitato cittadino di liberazione nazionale. E con la fine della clandestinità, nella stessa giornata del 25 aprile 1945, Bellocchi – croce al merito per attività partigiana – spiccò fra quanti fecero uscire il primo numero di “Reggio Democratica”, quotidiano del Cln. Continuò nella conduzione della redazione locale del quotidiano regionale sino a quando, nel 1955, venne chiamato a Bologna per coordinare, sotto la direzione di Vittorio Zincone prima e di Giovanni Spadolini poi, tutte le 16 redazioni provinciali, che non solo coprivano la nostra regione quasi per intero, ma si affacciavano anche in Lombardia (con Mantova) , si estendevano sino all’Abruzzo (con Pescara) , e in Veneto erano attive anche a Padova, Treviso e Belluno.

Eccezionale tempra di lavoratore, sostenne questo notevole impegno – reso ancor più gravoso da una concomitante docenza di comunicazioni sociali e storia del giornalismo presso l’Università Cattolica di Milano – con pendolarità quasi quotidiana: una affaticante scelta, questa, decisa per restare tutt’uno con quella Reggio che aveva nel cuore, e che lo vedeva fra l’altro oberato da altre molteplici incombenze, tra cui la direzione della Biblioteca Civica Popolare, la presidenza della deputazione di Storia Patria, , la fondazione del Bollettino Storico Reggiano, il recupero dell’Associazione provinciale Stampa Reggiana).
 

Lasciò la militanza nel Carlino, dopo averlo servito per 33 anni, ma rimase impegnato nel giornalismo per un paio d’anni: Gazzetta di Reggio, Gazzetta di Modena e Gazzetta di Ferrara, accomunate da un’unica realtà editoriale, lo ebbero come redattore capo, e al tempo stesso il Centro Internazionale della Grafica di Venezia e l’editrice Edison di Bologna lo avevano come direttore editoriale.
 

Poi la sua vulcanica attività nel giornalismo si distese in quella – meno frenetica ma ugualmente pulsante, e peraltro da sempre coltivata – di storico, di ricercatore, di autore di saggi sociali e filologici.
Articoli di giornale a parte, la sua bibliografia elenca più di duecento titoli, tra volumi, saggi e introduzioni. Tra le pietre miliari: “Il Primo Tricolore” (riscoperto nelle sue esatte connotazioni originali e restituito al suo altrettanto originale messaggio di libertà e democrazia, anche attraverso la co-fondazione de “Comitato per il Primo Tricolore”); i quattro volumi dedicati a “Il Volgare Reggiano” (sull’origine e lo sviluppo della nostra letteratura vernalcola); un’accuratissima “Storia del Giornalismo Italiano “ affiancata da una ricerca sul mondo della pubblicità (“Il quinto potere”); ricerche approfondimenti sulle vicende matildiche ; studi storici sull’economia (“Il pensiero cooperativa dalla Bibbia all’Ottocento”, “Reggio provincia cooperativa”, “Un secolo di economia reggiana”, “Reggio Lambrusca”).
Poi, a suggello di un impegno nella cultura che, alla fine, solo le conseguenze dell’età avanzata avevano potuto – via via – affievolire, ecco il coronamento di un impresa storiografica senza precedenti: dodici volumi – impresa che non ha avuto precedenti – che raccolgono traduzioni e commento a tutte le encicliche promulgate dai pontefici.