Reggio Emilia, 21 luglio 2011 - Due settimane fa, in tribunale a Reggio, era prevista la «ratifica» del patteggiamento concordato tra pubblico ministero e difese a conclusione dell’inchiesta sul caso-Ylenia. Ma c’è stato un rinvio in quanto una delle avvocatesse, Federica Pingelli, che difende Ylenia Moretti, aveva appena dato alla luce un bambino. Ylenia Moretti, 20 anni, la madre quarantenne Roberta Franchi, di Luzzara, ed un amico della ragazza, Davide Giorgi, 27 anni, mantovano di Suzzara, sono stati tutti accusati di tentato omicidio in concorso ai danni di Rodolfo Moretti. La vicenda aveva caratterizzato le cronache locali e nazionali, all’inizio del 2010.
 

Secondo le risultanze dell’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Valentina Salvi, per ben due volte sarebbero stati assoldati dei «killer» per far fuori Moretti, giustificando il loro gesto con la necessità di porre fine ad «angherie e maltrattamenti domestici», di cui però l’uomo non si era mai reso protagonista. C’erano forse questioni economiche, oltre alla necessità di tenere nascoste delle bugie su lavoro e studi della ragazza, dietro alla decisione di fare uccidere il capofamiglia. A indagini praticamente concluse, era stata fissata per il 22 giugno un’udienza preliminare davanti al giudice, in vista di un processo con rito immediato.

Ma pochi giorni prima quella data era stata cancellata, in quanto nel frattempo era subentrato un accordo, raggiunto tra il pm Salvi e gli avvocati difensori Vera Sala, Federica Pingelli e Romina Ferrari. La difesa ha presentato un’istanza, accolta dal pubblico ministero, fissando la pena per i tre imputati. Secondo un calcolo ufficioso, la pena per il tentato omicidio andrebbe dai 7 ai 14 anni di reclusione. Ma con un’attenuante si scende appena sotto i cinque anni. Con una seconda attenuante si arriverebbe a tre anni e due mesi di reclusione. E questa poteva essere, ad esempio, il risarcimento del danno alla parte lesa. In questo caso, però, Moretti non si è costituito parte civile e non chiede neppure un euro ai familiari.
 

Dunque, impossibile far conto su questa seconda attenuante. Con una sola, dunque, la pena finale sarebbe tra i quattro e i cinque anni: intorno ai quattro anni e otto mesi per le madre e figlia, qualcosina in meno per Giorgi. L’accordo tra la procura e gli avvocati difensori prevede che gli imputati restino poi a scontare la pena agli arresti domiciliari, in cui già si trovano da alcune settimane, dopo aver trascorso diversi mesi chiusi in carcere.