Reggio Emilia, 7 maggio 2012 - SUPERMAN non ce l’ha fatta. E’ sprofondato tra le acque di un lago dello Utah, sconvolte dalla furia di una tempesta. Ha lottato per due ore, ha tremato, si è spaventato, ha temuto di morire. Poi è riuscito a venir fuori da quell’incubo e ha ricominciato a volare. Incurante dei suoi 60 anni, delle fatiche, della paura. Ce l’ha messa tutta. Fino in fondo. Ma il suo sforzo è stato vano. Mondo Vecchi non è riuscito a garantirsi la settima partecipazione all’ironman delle Hawaii, la gara più dura del mondo.

NELLA PROVA di qualificazione, in programma a St George, nello Utah, è terminato al 3° posto nella sua categoria, quella che comprendeva gli atleti tra i 60 e i 64 anni. Per concludere le sue fatiche (3,8 km a nuoto, 180 km in bici e una maratona a piedi) gli sono servite 13 ore, 20 minuti e 57 secondi. Un tempo nettamente superiore a quello che pensava di poter realizzare. Il triathleta che gli ha soffiato il pass per le Hawaii, lo statunitense Harold Frobisher, ha chiuso la gara in 12 ore 56 minuti e 23 secondi mentre il 2° classificato, l’altro americano Donn Ritchie, ha preceduto Mondo Vecchi di otto minuti. In realtà a fare la differenza è stata la frazione a nuoto. Frobisher è uscito dal lago in tempesta con un tempo straordinario, solo un’ora e 13 minuti, Ritchie ci ha messo un’ora e 29 minuti, Mondo Vecchi ha avuto bisogno di un’ora e 57 minuti. Un distacco enorme che nelle frazioni di ciclismo e corsa a piedi, il superman reggiano ha limato tantissimo, senza riuscire, però, a completare una rimonta che sarebbe stata clamorosa. E, il giorno dopo, Mondo è arrabbiatissimo. Lo si capisce subito, quando risponde al telefono. Non c’è bisogno di chiedergli niente. Parte in quarta...

«ERO IL PIÙ FORTE. In condizioni normali - dice d’impeto - avrei massacrato tutti. Purtroppo è successo quello che non avrei mai pensato potesse succedere: 5 minuti dopo l’inizio della gara si è scatenata una furibonda tempesta con un vento fortissimo. Non riuscivo più a nuotare, continuavo a bere e, lo confesso, ad un certo punto ho temuto di morire in mezzo al lago, tra onde altissime. Ho avuto davvero paura di non farcela. E’ stato un incubo. Ho chiesto aiuto ad una barca. Poi mi sono fermato su uno scoglio. Tremavo ed ero spaventatissimo, ma non volevo arrendermi. Così sono ripartito ed ho concluso la frazione nuotando a rana. Ho perso un’eternità. Non riesco proprio a capire come abbia fatto Frobisher ad uscire dal lago in un’ora e 13 minuti. E’ un tempo mostruoso, considerando le condizioni di gara...». Uscito dall’acqua, Mondo è stato soccorso dai medici e portato in una tenda.

«SONO RIMASTO LÌ 13 minuti: avevo freddo e faticavo a riprendermi. Volevano che mi fermassi per potermi fare controlli e accertamenti. Alla fine li ho convinti a lasciarmi ripartire. Volevo vedere se potevo riprendermi o se ero davvero in difficoltà. Cinque minuti dopo essere salito in sella, ero già tornato il solito Mondo. Stavo volando. Mi sono reso conto che ero fortissimo...».

Ormai però la qualificazione era andata... «Ho sperato che i due atleti che mi precedevano potessero avere una piccola crisi. Tra l’altro anche nella frazione in bici abbiamo dovuto fare i conti con il vento. Io sono andato benissimo ma ci ho messo 6 ore e 51 minuti: per me è un’eternità... Malgrado questo, dopo l’incubo nel lago, ho recuperato mezz’ora ad entrambi i miei avversari, ma di più non sono riuscito a fare. E adesso sono arrabbiato come una bestia».

Vecchi era partito per questa avventura con tanta fiducia e qualche timore. Aveva spiegato che, dopo 6 anni di sosta, se avesse capito di non essere più competitivo, avrebbe chiuso nello Utah la sua storia agonistica. Malgrado il risultato negativo, è tutt’altro che deluso. «Mi ha fregato solo la tempesta. Pensate che questo è stato l’ironman con il maggior numero di ritiri in tutta la storia. E’ capitato proprio a me, accidenti... Però non mi arrendo. Ci riproverò tra un paio di mesi in Svizzera. C’è un’altra gara di qualificazione con avversari ancor più agguerriti, ma voglio fare un tentativo. Mi sono reso conto di essere ancora molto forte...».

di Daniele Barilli