Reggio Emilia, 9 settembre 2012 - LE STRUTTURE sanitarie reggiane hanno diagnosticato un nuovo caso di legionellosi che ha colpito una signora di Carpi. La donna, 53 anni, è ricoverata al Santa Maria Nuova nel reparto di rianimazione dove è stata trasferita nella notte tra venerdì e sabato dall’ospedale di Correggio.
La prognosi è ovviamente riservata, ma la paziente è lucida e sembra reagire alle cure per cui i medici nutrono ragionevoli speranze di salvarla. Il caso non pare avere alcun legame col recentissimo tragico episodio di legionellosi verificatosi in un albergo di Cervia. Gli accertamenti sulle cause del nuovo contagio saranno comunque svolti a partire da domani dall’Igiene pubblica di Carpi che presumibilmente per prima cosa bonificherà la rete idrica dell’appartamento occupato dalla donna e dalla sua famiglia.
 

SONO diverse centinaia i casi di legionellosi accertati annualmente in Italia, poche unità quelli reggiani. Nel maggio scorso Maria Sassi, 84 anni, morì per l’infezione: il batterio si trovava nelle tubature idriche del suo appartamento, in viale Monte San Michele. Tre anni or sono, un reggiano di 37 anni contrasse una grave forma di legionellosi dopo essere stato ospite di un albergo milanese.
 

DA CARPI, la paziente, ora in rianimazione, venerdì mattina aveva raggiunto il pronto soccorso correggese poiché l’ospedale della sua città, lesionato dal terremoto, non lavora ancora a pieno ritmo. I medici correggesi l’avevano trasferita in reparto riscontrandole una polmonite atipica. L’èquipe pneumologica di Mirko Lusuardi, direttore della riabilitazione respiratoria dell’Usl reggiana, effettuata la ricerca urinaria dell’antigene specifico, ha rapidamente diagnosticato la legionellosi. «Il successivo trasferimento a Reggio — spiega Lucia Monici, direttrice dell’Igiene pubblica nel distretto di Correggio e Guastalla — era previsto in caso di aggravamento. Purtroppo si è reso necessario nella notte perché i parametri respiratori sono andati peggiorando».

LA FORMA più diffusa e pericolosa di legionellosi è la “pneumophila”. Il batterio contagia tramite inalazione di goccioline di acqua nebulizzate, per cui più facilmente la contaminazione avviene a causa di filtri non ben puliti negli impianti di condizionamento, ovvero a causa di incrostazioni nella tubature dell’acqua. Maria Sassi, ad esempio, fu contagiata – a quanto pare – dall’acqua calda della doccia. L’incubazione della malattia avviene in poco meno di dieci giorni.
 

Oltre che con i sintomi della polmonite, la legionellosi può presentarsi con cefalea e sintomi gastrointestinali, neurologici, cardiaci. Si cura essenzialmente con gli antibiotici. L’infezione ha questo nome perché la prima epidemia fu scoperta nel 1976 tra i veterani dell’American Legion riuniti in un albergo di Filadelfia e contagiati attraverso l’impianto di condizionamento.

di Bruno Cancellieri