Reggio Emilia, 5 aprile 2013 - Una telefonata anonima arrivata in procura ha aperto una nuova, sconvolgente, pista sul delitto irrisolto di don Amos Barigazzi; il parroco di Montericco freddato con un colpo di fucile davanti al garage della canonica il 17 ottobre 1990.

La nuova pista, però, ora porta dritta alla parrocchia dell’Immacolata Concezione, in via Bismantova, in città. Lì, fino a tre anni prima del delitto, don Amos Barigazzi aveva fatto il parroco per vent’anni. Poi il trasferimento improvviso deciso dalla Curia a una comunità della pedecollina, mantenendo però il suo ruolo di cappellano dell’Ospedale psichiatrico giudiziario. E proprio in quei locali della prima periferia reggiana si sarebbero consumati — secondo le testimonianze raccolte nelle ultime ore dalla procura — "fatti gravi a sfondo sessuale" che avrebbero imposto il ricollocamento repentino del sacerdote.

Lo ha confermato, mercoledì, un prete della diocesi convocato negli uffici di via Paterlini dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani (che coordina l’inchiesta). Lo stesso religioso che avrebbe testimoniato anche l’omosessualità di don Barigazzi al pm. Voci, sospetti, "chiacchiere insistenti", riportate anche, per la prima volta in maniera ufficiale, dalle nipoti del prelato, Anna e Laura, riprese dalle telecamere di Chi l’ha visto?, durante l’approfondimento dedicato al delitto irrisolto nella serata di mercoledì. Ventitrè anni in cui l’arma del delitto non è stata ritrovata; troppi moventi ipotizzati e molte possibili spiegazioni. Ma mai un sospetto, preciso, su chi potesse aver ammazzato il prete.


A caldeggiare il nuovo filone di via Bismantova, poi, anche un altro testimone, anonimo. Con una telefonata in Procura, infatti, qualcuno avrebbe raccontato di sapere tutto su quanto accadeva in quella parrocchia. E che alla base dell’omicidio del parroco ci siano proprio quegli episodi "gravi". E il magistrato ha ritenuto opportuno ascoltare anche coloro che, all’epoca, erano i bambini del catechismo; oggi uomini e donne sui quarant’anni.


Perché il ‘polverone mediatico’ suscitato dalla ribalta televisiva del caso, comincia a smuovere le coscienze nonostante siano passati 23 anni. Sono tante le segnalazioni arrivate alla procura; tanti i particolari aggiunti, nelle scorse ore, ancora tutti da verificare e da incrociare con gli indizi raccolti. Rimangono comunque due, al momento, le piste più accreditate: da una parte, dunque, un eventuale ‘regolamento di conti’ da via Bismatova a Montericco, dall’altra il movente passionale nato da quel rapporto ‘particolare’ messo in piedi fra il religioso e un giovane che viveva con lui nella canonica, in libertà vigilata, una volta uscito dall’Opg . Un rapporto ‘pericoloso’ ricostruito attraverso documenti finora tenuti segreti: le lettere (con diversi destinatari e mittenti) e i diari del sacerdote, dai quali emergono circostanze nuove, particolari inquietanti e scabrosi.

 

Benedetta Salsi