Reggio Emilia, 28 novembre 2013 - SETTANT’ANNI fa sfrecciava fra l’azzurro del cielo mandando riverberi d’acciaio. Ora è negli abissi, cullato dal blu cobalto delle onde che s’infrangono sugli scogli di Portovenere, dove un gruppo di persone continua a scrutare l’orizzonte, con la speranza che si rassereni. Sì, perché per l’aereo fabbricato a Reggio, un caccia Reggiane modello 2000 inabissatosi durante una missione in Liguria nel 1943, pare sia giunto il momento di rivedere la luce. Il suo recupero è infatti previsto fra mercoledì e giovedì della prossima settimana, con l’incognita delle condizioni meteo.
Tutti i particolari verranno stabiliti stamattina, durante una riunione prevista alla locale Capitaneria di porto, che prevede la presenza delle Soprintendenze territoriali di pertinenza e della autorità militari con il coordinamento dello Stato maggiore dell’aeronautica.

IL NOSTRO giornale aveva dato in anteprima la notizia del ritrovamento del velivolo fabbricato in via Agosti. Una scoperta che rientra di diritto nel contesto dell’archeologia industriale e che contribuisce a collocare un altro tassello di quel grande mosaico che è la storia delle Reggiane, azienda cittadina con un ampio retroterra sociale e produttivo, tanto da avere ben 12mila dipendenti nel momento di massima attività.
Decollato il 16 aprile 1943 dalla base di Sarzana, l’aereo fu costretto all’ammaraggio. Nell’abitacolo sedeva il maresciallo Luigi Guerrieri, che sopravvisse alla manovra.

IL RELITTO è stato individuato solo nel 2012, a 24 metri di profondità, durante un’esercitazione del Comfordrag, il Comando delle forze di contromisure mine, che ha sede nella base navale di La Spezia.All’identificazione dell’aereo e alla ricostruzione del “cold-case” bellico hanno pure contribuito il ricercatore Giampiero Vaccaro, i discendenti del pilota Guerrieri e il cavriaghese Adriano Riatti, curatore della sezione aerea dell’archivio digitale Reggiane, inserito nella mediateca dell’Università di Modena e Reggio.
Sempre da queste pagine, era stato lanciato l’allarme per l’incursione dei predatori di relitti, che avevano sottratto alcune parti del velivolo, fra cui un ruotino.

L’operazione è comunque parzialmente avvolta da un alone di mistero, che intende salvaguardare quanto rimanene dell’aereo e consentire in tutta tranquillità le difficili fasi di lavoro. Fra gli esperti che nei prossimi giorni s’immergeranno alle Nere, la località di Portovenere che ha gelosamente custodito il raro caccia per tanto tempo, ci saranno anche gli addetti della Marina e del Museo storico dell’aeronautica militare italiana.

L’OPERAZIONE prevede l’intervento della gigantesca Micoperi, la nave-cantiere che a lungo ha lavorato sulla Costa Concordia all’isola del Giglio. Curiosità nella curiosità, le potenti gru della Micoperi sono state fabbricate proprio alle Reggiane.
Il velivolo dovrebbe poi essere trasportatato alla base dell’aeronautica militare di Cadimare, a La Spezia, dove si cercherà di evitare che il contatto con l’aria non pregiudichi ulteriormente le condizioni già deteriorate del relitto.

«IL CACCIA è molto compromesso dalla corrosione e le parti dovranno essere immerse in una vasca di acqua dolce e quanto di buono si riuscirà a recuperare, diventerà prezioso per il restauro di altri velivoli simili che sono in condizioni migliori», affermano gli esperti del Gavs, gruppo di appassionati di velivoli storici.
La destinazione finale dell’aereo sarà probabilmente il Museo storico dell’aeronautica italiana di Vigna di valle (Roma), per contribuire con le sue parti compatibili al recupero di un Re2002, che è in fase avanzata.
Ma su tutta l’operazione continua a incombere l’incognita del maltempo, che potrebbe prolungare il sonno del caccia nelle profondità del mare.

Massimo Tassi