Reggio Emilia, 1 marzo 2014 - Una piccola impresa individuale della montagna reggiana ha ricevuto una cartella esattoriale da Equitalia per la somma di 31 centesimi. Un terzo di un caffè al bar. Un qualcosa di così infinitesimo che non si capisce nemmeno come qualcuno possa mettersi ad inseguirne il recupero.
E invece Equitalia, agenzia pubblica incaricata dell’esercizio dell’attività di riscossione di tributi e sanzioni, provvede al recupero anche cifre minime, come nel caso che ci è stato raccontato dal commercialista Massimiliano Coloretti.

Il professionista tre giorni fa sui è trovato a dover gestire una cartella per una cifra davvero minimale: 31 centesimi di euro. Una cifra che corrisponde ad un versamento effettuato con un errore, davvero minimo, qualche tempo fa. L’errore di calcolo è stato effettuato nell’ambito di una procedura nota tra gli imprenditori, ovvero il conteggio dell’autoliquidazione del premio Inail. In particolare i 31 centesimi riguarderebbero gli interessi sulla rateizzazione del premio.

Per i non addetti ai lavori, il datore di lavoro soggetto all’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, anche artigiano senza dipendenti, deve pagare ogni anno il premio mediante l’autoliquidazione: il procedimento consente di determinare e versare direttamente il premio infortuni e malattie professionali. In questo caso c’è stato un errore di calcolo degli interessi sulla rata pagata: la cifra da versare era di 15,64 euro, mentre quella effettivamente versata ammontava a 15,33 euro.

E qui scatta l’implacabile attività dei computer di Equitalia, che scovano l’imprecisione spediscono al contribuente l’inevitabile cartella: 31 centesimi, più 5,88 di diritto di notifica, più 3 centesimi di aggio, totale 6,22 euro. Si tratta di una operazione perfettamente lecita, da parte di Equitalia, anche se il buonsenso ci porta a pensare che l’intera procedura sia costata ben più dei 31 centesimi da recuperare.
E la pensa così anche Massimiliano Coloretti, commercialista che ha segnalato l’episodio: «Per non condonare una cifra molto limitata, Equitalia ha dovuto effettuare una serie di operazioni, come acquisire il dato da Inps, lavorarci sopra, preparare la cartella e spedirla. Ma l’intelligenza umana dovrebbe prevalere sulle fredde operazioni dei computer. Sotto agli importi di cinque euro, semplicemente non dovrebbero essere mandate delle cartelle».

Simone Russo