Reggio Emilia, 9 giugno 2011 - C’è un evidente segno reggiano, alla 54° esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia, dal titolo «L’arte non è cosa nostra», aperta dal 4 giugno scorso al Teatro Piccolo Arsenale della città lagunare. Ci sono infatti opere del pittore Angelo Davoli (segnalato da Fabio Fazio) e del fotografo Bruno Cattani, segnalato da Italo Zannier, oltre al pittore Lino Frongia (segnalato da Pietro cartiglio), reggiano d’origine anche se romano di adozione. Il curatore del Padiglione Italia, Vittorio Sgarbi, incaricato dal Ministero, ha elaborato un progetto concepito con un criterio originale: gli oltre 200 artisti in esposizione sono stati indicati da scrittori, poeti, registi, uomini di pensiero chiamati a far parte di un Comitato tecnico scientifico.

Gli Intellettuali, individuati tra le personalità di riconosciuto prestigio internazionale, volutamente non-critici d’arte, hanno espresso la loro preferenza motivandone la scelta, con risultati sorprendenti. La Mostra degli artisti italiani nel Padiglione Italia del 2011 è un avvenimento senza precedenti dal momento che il curatore, Vittorio Sgarbi, ha voluto conferirgli una dimensione del tutto inconsueta. La ricognizione, vasta quanto rigorosa, degli artisti italiani viventi e operanti negli ultimi dieci anni consente di conoscere la produzione artistica contemporanea secondo un criterio rivoluzionario.

All’Arsenale sono esposti 200 artisti frutto di 200 modi diversi di concepire l’arte. Una rappresentazione caleidoscopica che non si limita alle scelte dei critici e non segue le tendenze delle gallerie, ma alimenta lo straordinario connubio tra arte, letteratura, filosofia. «L’obiettivo – dice Sgarbi – è il risarcimento del rapporto fra letteratura, pensiero, intelligenza del mondo e arte, chiedendo, non a critici d’arte, neppure a me stesso, quali siano gli artisti di maggiore interesse tra il 2001 e il 2011, ma a scrittori e pensatori, il cui credito è riconosciuto per qualunque riflessione essi facciano sul nostro tempo».