Reggio Emilia, 14 febbraio 2014 - Ha vissuto vent’anni, Niccolò Marzocchi, studente di Castelnovo Sotto. Una vita difficile, condivisa per quasi 14 anni con una grave forma leucemica, che lo aveva costretto a periodiche terapie in ospedale, lunghi mesi di cure e due trapianti di midollo. E’ deceduto martedì all’ospedale Maggiore di Parma, dove era ricoverato.

Il suo cuore si è fermato per sempre, ma il ricordo del suo coraggio e la sua voglia di vivere hanno già lasciato un segno in tante persone. Niccolò aveva frequentato il liceo Ariosto, diplomandosi l’anno scorso con ottimi voti. Poi si era iscritto all’Università di Parma, a studi filosofici, riuscendo anche a superare il primo esame, lo scorso novembre, con un risultato davvero positivo. Poi, l’aggravarsi costante delle sue condizioni, con le terapie che non sono riuscite a fornire quell’aiuto all’organismo che invece si sperava dopo la seconda operazione per il trapianto del midollo, donato dalla madre.

«Niccolò amava la vita – hanno scritto gli studenti del liceo Ariosto – e amava la scuola, alla quale ha dedicato la sua intelligenza e la sua forza per tutti gli anni in cui è stato con noi. Vogliamo ricordare il saluto che ha rivolto all’ultimo giorno di scuola, prima di affrontare l’esame di maturità. Quel discorso, la sua felicità nel parlare a tutti gli studenti ci ha aiutati a vivere con impegno e gioia il tempo trascorso in classe. Gli eroi muoiono pur di farsi ricordare, sai? E tu sei stato uno di questi. Un esempio, un pilastro, una roccia…».

Anche il padre Alessandro, funzionario di banca a Sorbolo, ricorda il figlio: «Ha dimostrato in ogni momento la sua grande forza, la sua voglia di vivere, la speranza contro la malattia. Si definitiva ateo, ma in cuor suo aveva un Credo. Purtroppo, le difficoltà della vita lo avevano messo a dura prova. E non è facile, a quell’età…». Era pure impegnato nel volontariato, a fianco della madre Bruna e della sorella Maddalena, che praticano il doposcuola in oratorio, al locale Centro pomeridiano, in aiuto delle persone bisognose, come gli stranieri che desiderano imparare la lingua italiana.

«Quando il suo stato di salute glielo permetteva – dice ancora papà Alessandro – riusciva a vivere un’esistenza molto attiva, positiva. Oltre ai genitori e alla sorella, Niccolò lascia i nonni Aldo, Alceste e Mirella, zii, cugini e altri parenti. Aveva molti interessi, soprattutto legati alla cultura. Aveva imparato a suonare il sax, esibendosi pure con la locale Cb Band. Gli piaceva cantare, tanto da entrare a far parte del coro Voci insieme di Gattatico. Si recava ogni tanto ad ascoltare musica classica, nei teatri di Parma.

Un ragazzo «grande» per la sua età. Che sapeva essere anche riconoscente. Dopo l’ennesima crisi superata, sapendo che molti suoi concittadini avevano pregato per lui, si era presentato in chiesa per ringraziare: «C’è chi mi ha sostenuto con la fede, chi mi ha dato coraggio e chi, grazie alle donazioni di sangue, mi ha dato vita. Credo che l’aiuto e il sostegno derivino dal sentimento che lo stesso Gesù predicava. Questo sentimento è la fratellanza. Penso che la fratellanza sia quel sentimento che spinge ognuno ad aiutare indipendentemente da età, sesso, colore o nazionalità. Io credo molto al messaggio di Cristo ed è grazie a questo messaggio, condiviso da credenti o non, che io sono ancora qui a parlare».
I funerali sono fissati per stamattina alle 10,30 dall’abitazione di via Cavagnola, in centro al paese, per la chiesa locale e il vicino cimitero. «Tutti coloro che si sentiranno di prendere il microfono e lasciare la propria testimonianza per ricordare Nico – ha voluto far sapere la sorella Maddalena – ci faranno un regalo immenso».

Antonio Lecci