{{IMG_SX}}Rimini, 1 1gennaio 2008 - Si parla di soldi. E di mutande. Si parla di fondi neri, da nascondere in un ‘doppio fondo’: le mutande. Una specie di ‘Mutandopoli’, tra Italia e San Marino. Indaga la polizia, Squadra mobile di Forlì. Tutto comincia nella scorsa primavera. Il Signor G. (per via delle inziali del suo nome: lui stesso è ora indagato nella storia di riciclaggio tra la Romagna e il Titano), 43 anni, residente in Riviera, si scoccia da morire quando qualcuno lo estromette da un gioco arduo e bello.

 

Un gioco fatto di quattrini. Un oceano di quattrini in nero. Il Signor G. viene defenestrato. E lui che fa? Va alla polizia. E parla. Rovescia una montagna di veleno su due banche. La prima è la Banca di Credito e Risparmio di Romagna di Forlì. La seconda è Asset Banca, di San Marino, capitanata da Stefano Ercolani. Tra i due manieri, dice il Signor G., c’è un "giro enorme di soldi sporchi". La Procura di Forlì spalanca le orecchie, quelle telefoniche. Partono le le indagini e le intercettazioni.

 

Sappiamo, per ora, com’è finita. Sabato scorso all’alba sono scattate dieci ordinanze di custodia cautelare, firmate dal giudice per le indagini preliminari di Forlì, Rita Chierici. In manette sono finiti i vertici della Asset Banca di San Marino. L’accusa è associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro sporco. Denari raccolti (in tutto circa 20 milioni di euro in due anni) da decine di imprenditori italiani (riminesi, forlivesi e cesenati soprattutto) spinti dalla voglia di evadere il fisco, spedendo la grana sul Titano per poi riportarla in Italia dopo essere stata centrifugata — dice sempre l’accusa — dalla Asset Banca.

 

A far da collettore, sarebbe stata, nell’ottica del pm Fabio Di Vizio, la Banca di Credito e Risparmio di Forlì. Anch’essa ‘decapitata’, con l’arresto dei suoi vertici. Per la Asset Banca finiscono in cella Stefano Ercolani, Stefano Venturini e Barbara Tabarrini. Trentasette sono gli indagati a piede libero: commercianti e imprenditori italiani, i fornitori di soldi da evadere e riciclare. Ma tra gli indagati ci sono anche tre ‘galoppini’.

 

Tre impiegati di Asset: secondo l’accusa, erano loro a portare materialmente i soldi neri a San Marino. Nell’infinita girandola delle intercettazioni telefoniche, viene cristallizzata una scena che è esplicativa di tutta la trama. Le indagini sono al culmine. Il Signor C. (anche in questo caso, per le iniziali del nome), 30enne, impiegato, sammarinese residente di fatto a Rimini, sta portando 32mila euro in contanti a San Marino.

 

E’ vicino alla dogana. La polizia lo pedina. Sa che nasconde dei i soldi in macchina. Lo ferma con una scusa: «Stiamo facendo dei controlli su delle truffe», gli dicono. Gli agenti perquisiscono l’auto e scovano i soldi: in una valigetta. "Ci può seguire con la sua auto", fa la polizia al Signor C. Che è intercettato. L’impiegato, angosciato, telefona dal cellulare a Stefano Ercolani, il grande capo di Asset: "Mi hanno beccato...", fa il Signor G., «Come ti hanno beccato...?», replica Ercolani, "La polizia di Forlì... Stavano facendo dei controlli su delle truffe c...! Mi hanno beccato... Non so cosa fare!..." .

 

"Porca p...! Ma sei deficiente! Ma si possono mettere tutti quei soldi in una valigia c...! Ma quante volte te l’ho detto c...! I soldi non vanno messi nelle valigie! Vanno messi nelle mutande, lì non ti guarda nessuno porca p...! E adesso?!""Non lo so... sono nella m...""Certo che sei nella m...". "Ho un’idea... Dico che sono soldi di mia moglie e che doveva metterli da qualche parte...". "Ma che scusa è?!.. Porca p...! Quante volte te l’ho detto: i soldi non vanno in valigia! Mettili nelle mutande!...".

 

La scena termina con l’impiegato che viene portato al commissariato di Cesena, per la firma di alcuni verbal. Gli agenti fingono di non sapere nulla del flusso di denaro sporco che si staglierebbe dietro quella valigia. Che viene subito sequestrata. Il Signor C. viene rilasciato. "Le faremo sapere", lo congedano i poliziotti. Lui se ne va. Tremante. Stremato. Richiama Ercolani: "Me li hanno sequestrati..." "Lo sapevo... Adesso cosa diciamo al cliente?! Incredibile, quante volte te l’ho detto: i soldi vanno nelle mutande! Nelle mutande!".