{{IMG_SX}}Rimini, 2 febbraio 2008 - Dopo quattro mesi di carcere e appelli per la sua liberazione da Forza Italia e Partito Democratico, va agli arresti domiciliari Nicolò Severini, il diciottenne di San Leo militante di Forza Nuova, che dal 25 di settembre era rinchiuso nel carcere di Montacuto per il progettato attentato incendiaro al laboratorio Paz. E vai ai domiciliari anche Salvatore Fabio Consoli, catanese di 23 anni residente a Torricella di Novafeltria.

 

 Entrambi sono difesi dall’avvocato Cristian Brighi. Torna invece completamente libero Andrea Ceschi, riminese di 32 anni che si è affidato ai legali Nicoletta Gagliani e Piergiorgio Tiraferri. La vicenda è balzata agli onori delle cronache all’indomani del progettato attentato quando i carabinieri intervennero con un blitz che sventò l’attentato e incarcerò i responsabili. Undici persone finirono in manette, più due minorenni, di sedici e diciotto anni, si aggiungero dopo, a fine novembre, con un’ordinanza di custodia ai domiciliari del Tribunale dei minori.

 

Tutti devono rispondere di concorso in tentato incendio, e tentato sequestro di persona con l’aggravante di aver agito con finalità di terrorismo. Quando i carabinieri intervennero la notte del 24 settembre i militanti della destra eversiva avevano in auto del liquido infiammabile. Era destinato al Paz che avrebbe dovuto bruciare e secondo i piani dopo che il custode sarebbe stato portato fuori e legato a un albero.

 

Il piano era stato messo a punto a casa di quello che è ritenuto il capo dell’organizzazione eversiva riminese, Cesare Bonetti, riminese di 33 anni. Al gruppo di militanti di Forza Nuovaa si era aggiunto un pensionato sessantasettenne, Camillo Borriello che non sopportava più i vicini del centro sociale e si unì ai giovani della destra solo con l’intento di fargliela pagare. Borriello, difeso da Alessandro Petrillo, è il primo del gruppo che è tornato libero, il 12 ottobre dopo aver chiariro la sua posizione al pm.