"Rimini Calcio, retrocessione a tavolino? Inaccettabile". L'ira di Gnassi

Lettera aperta del sindaco al ministro Spadafora e ai vertici dello sport nazionale. “Il prossimo Consiglio federale riveda la decisione”

Rimini retrocesso, il sindaco Gnassi non ci sta (Foto Petrangeli)

Rimini retrocesso, il sindaco Gnassi non ci sta (Foto Petrangeli)

Rimini, 30 maggio 2020 – Rimini retrocesso a tavolino? Il sindaco Gnassi non ci sta. E attacca: "Abbiamo appreso in queste ore l'intenzione del Consiglio direttivo della Lega Pro di comunicare al Consiglio Federale l'impossibilità di completare i campionati nel termine fissato dallo stesso consiglio al 20 agosto, procedendo quindi ad una 'cristallizzazione' delle classifiche così come composte prima dello stop dettato dall'emergenza Covid. Il quadro configurato dalla Lega Pro, se confermato, comporterebbe la retrocessione a tavolino della Rimini calcio sulla base di una logica ben lontana dai principi di buon senso, onestà, trasparenza, rispetto delle regole che dovrebbero disciplinare il mondo dello sport".

Inizia così la lettera aperta del sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, e dell'assessore allo Sport, Gian Luca Brasini, al ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, al presidente del Coni, Giovanni Malagò, ai presidenti della Figc, Gabriele Gravina, e della Lega Pro, Francesco Ghirelli. "Usiamo il condizionale perché ci aspettiamo che il prossimo Consiglio Federale, chiamato a deliberare sul futuro di questa anomala stagione stravolta dall'emergenza sanitaria - prosegue la missiva -, riveda una decisione inaccettabile, dove la competizione sportiva viene ridotta a calcolo di variabili numeriche e cavilli. La Rimini Calcio, con undici partite di campionato non disputate, si ritroverebbe nel calcio dilettantistico non per demerito sportivo, né per mancanze sotto il profilo economico amministrativo, ma solo perché così è stato deciso sulla base di una classifica virtuale. Non è accettabile che la prima squadra di calcio della nostra città sia 'vittima' di un modo di interpretare lo sport ormai snaturato nella sua essenza, che si regge solo su logiche commerciali, su 'cordate' di potere che oramai non tengono nemmeno in considerazione i principi basilari: il merito e il rispetto degli sportivi, del lavoro degli atleti, della piena osservanza dei bilanci societari e, non da ultimo, della passione di quel pubblico di cui lo sport non può fare a meno".

“A pagare – proseguono Gnassi e Brasini - sarebbe una città intera e una società che in questi anni ha oltretutto rispettato norme, bilanci e pagamenti, elemento questo purtroppo non frequente nel mondo del calcio, dove si affacciano spesso personaggi improbabili e faccendieri. Va ricordato infine che si tratta dell'unica realtà calcistica professionistica dell'intera provincia: far retrocedere il Rimini significherebbe dunque penalizzare l'intero movimento calcistico, compreso il settore giovanile che coinvolge circa novemila ragazzi e ragazze".