Coez a Cattolica: "Venite a 'Volare' con me"

Il cantante domani in concerto a Cattolica porta il suo ultimo album, tra citazioni di grandi autori e film

Coez

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Cattolica (Rimini), 26 agosto 2022 - Se CR7 entusiasma gli stadi, lui, CZ6, prova a farlo domani con il pubblico dell’Arena della Regina. In Cerchi con il fumo, Neffa lo chiama CZ e, con 6 album sulle spalle, a Coez sentirsi un po’ fuoriclasse diverte. Silvano Albanese, all’anagrafe, plana in concerto a Cattolica col repertorio dell’ultima fatica in studio Volare, che in tour esegue interamente "anche se non mancano diverse canzoni di È sempre bello o Faccio un casino, perché se no il pubblico mi chiede indietro i soldi del biglietto" ammette, lui addentrandosi poi tra i perché di quel titolo alla Modugno. "Io dico che volare è guardare su e non giù da un terrazzo, è pretendere di più".

Dopo la pubblicazione di È sempre bello sapeva già che direzione da prendere?

"Sì, ce l’avevo già in testa. Mentre registravo quell’album assieme al produttore Niccolò Contessa avevo coscienza di aver quasi esaurito la mia vena indie e che il successore si sarebbe riavvicinato all’urban di Faccio un casino, magari con più feat. La continuità è data anche dal fatto che quell’album si concludeva con Aeroplani".

Tra le frasi illuminanti c’è quella secondo cui l’amore non è bello… ma piace.

"Penso che tutti lo abbiamo pensato. È una frase in cui mi riconosco, così come mi ritrovo in Occhi rossi quando dico che ciò che ci illumina non sempre viene dall’alto: una frase d’amore semplice, che magari in tanti hanno sulla punta della lingua".

Oltre a Neffa ci sono Salmo, Guè, Gemitaiz. E dal vivo?

"I pezzi fatti con gli ospiti sono ‘da disco’, perché hanno una loro vita a prescindere dai colori che può portare uno piuttosto che l’altro. Tant’è che nei primi cinque singoli canto da solo".

Fra le nuvole è costruita sul sampler di Mio fratello è figlio unico di Rino Gaetano, l’idea di vedere il ‘mondo da un oblò’ è di Gianni Togni, quella del tuffo ‘dove l’acqua è più blu’ è di Battisti. Album citazionista, dunque?

"Ci sono parecchie citazioni altrui, ma pure citazioni della mia vita. O del grande schermo, come per L’odio e Pulp Fiction, ma la prima rimane, ovviamente, il titolo. L’iniziale Wu-Tang strizza l’occhio a quel Wu-Tang Clan con cui sono cresciuto: alcuni l’hanno definita un ritorno al rap, ma è il mio pezzo più rock".

Un modo per marcare il suo territorio?

"Il territorio circoscritto è molto ampio. Un po’ come le Mura Aureliane di Roma. Un paio di brani un po’ anomali, Margherita e Occhi rossi, sfondano quella barriera perché di stampo americano, anche se molto Coez. Per fare questo lavoro senza annoiare, devo annoiarmi il meno possibile anche io".

E con la band?

"Stiamo assieme da sempre e ritrovarci sul palco è come andare in bici. Anche se la pratica è arrivata solo durante il tour".

Che significa andare in scena in questo momento?

"La riappropriazione di uno spazio importante. E poi, non essendo molto social, il tour è l’unico mezzo a mia disposizione per comunicare con la gente".