Rimini, 5 ottobre 2010 - Sapevano di essere da mesi nel mirino di Bankitalia, ma nessuno prevedeva che da lì a poche ore il ministro dell’Economia Giulio Tremonti avrebbe apposto la sua firma al decreto che dispone il commissariamento della Cassa di Rispamio di Rimini. Siamo al 29 settembre. Quella stessa mattina i giornali locali danno notizia della pesante perdita registrata nella semestrale. Ma a preoccupare i vertici Carim sono gli esiti dell’ispezione ordinata da Banca d’Italia e il contenuto del verbale recapitato pochi giorni prima nella sede di piazza Ferrari. Il presidente Giuliano Ioni e il vice Gianluca Spigolon, pressati dai giornalisti, si limitati a segnalare la "puntigliosità" e la "severità" degli ispettori. Ma non potevano immaginare che all’indomani il ministro Tremonti avrebbe decretato, su proposta di Bankitalia, "lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e di controllo", sottoponendo la più prestigiosa banca riminese ad amministrazione straordinaria.

Un colpo pesantissimo per i vertici Carim, inferto dall’istituto di Via Nazionale "per gravi irregolarità nell’amministrazione e violazioni normative, gravi perdite patrimoniali nonchè per gravi inadempienze nell’esercizio dell’attività di direzione e coordinamento del gruppo bancario, con particolare riferimento alla controllata Credito Industriale Sammarinese". Il Titano, appunto. Campo di battaglia tra il titolare dell’Economia e la piccola Repubblica. Ultima vittima, ma solo in ordine di tempo, l’istituto di credito riminese. Solo ora si leggono con chiarezza le parole pronunciate alla presentazione della semestrale dal direttore della banca, Alberto Martini, che aveva messo in relazione l’asprezza dei rilievi alla ‘vicinanza’ con il sistema sammarinese, da tempo nell’occhio del ciclone.

Ma Banca d’Italia non perde tempo: il 30 settembre nomina gli organi che subentrano al consiglio di amministrazione. Si tratta di Piernicola Carollo, già capo del servizio ispezioni dell’istituto centrale, e di Riccardo Sora nel ruolo di commissari straordinari; Marco d’Alberti, Giovanni Ossola e Matteo Rescigno quali componenti il Comitato di sorveglianza. I commissari bussano alle porte della banca ieri, quando vengono ufficialmente insediati. Sono le 15.30. Nel giro di due ore scoppia la bomba. "La gestione della banca - si legge nella nota di Via Nazionale - è affidata agli organi straordinari, che operano sotto la supervisione della Banca d’Italia. La clientela può continuare ad operare con la Carim che prosegue regolarmente la propria attività". Per la clientela, tengono a dire i commissari, nulla cambia. Non è in discussione la solidità dell’istituto di credito. La Carim "è in salute", dicono. Nessun rischio di insolvenza. Lo dimostra il fatto che l’"allontanamento" del consiglio di amministrazione non tocca il direttore generale, che in caso di operazioni finanziarie azzardate sarebbe stato il primo a infilare la porta di uscita. Anche se eletto a fine aprile il cda viene travolto dal decreto. In piazza Ferrari si fa subito strada l’ipotesi che a scatenare la reazione degli uomini di Draghi sia il fattore-Titano e il rifiuto della banca di fornire i dati riservati custoditi dal Cis.

 

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